“Un vivo ricordo di Roland”

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Sono sempre stato attratto da quest’uomo di cui vi sto per parlare. Non ha avuto successo, non ha mai vinto una gara in F1, quei pochi soldi che aveva li ha dati ad una scuderia che è stata in vita per soli 2 anni. Purtroppo lui non ha resistito quanto o più la Simtek, perchè dopo nemmeno due giornate passate a studiare quel circuito maledetto di Imola, ha trovato la morte in modo imprevisto.

Roland Ratzenberger era uno di quei piloti che aveva dato l’anima pur di entrare a far parte di questo “favoloso mondo” e ci riuscì dopo aver trascorso ben 15 anni a giocarsela con talenti di varie categorie. Purtroppo la sua morte gli ha pregiudicato una carriera che poteva rivelarsi, nonostante l’età, molto meglio di quanto si pensasse. Basta sfogliare nei libri di storia, cosa combinò ad Aida, due settimane prima, dove riuscì a cogliere un ottimo undicesimo posto. Ebbene sì, prima di arrivare a quel 30 Maggio, l’austriaco era considerato una delle eterne promesse del motorsport europeo. Negli anni 80, infatti,  riuscì a vincere nelle varie piccole categorie tedesche. Corse anche in Inghilterra dove ottenne ottimi piazzamenti e si fece un nome. Ma Roland Ratzenberger non era solo casco, tuta e pista. Egli era di più. Era un ragazzo generoso, che amava essere buono e rispettato da tutti, tanto che il suo carattere, a volte molto timido, dava l’impressione che non potesse mai conquistare la folla. Però in pista non serviva il cuore ma soprattutto la grinta, il carattere ed il talento, tanto che l’austriaco fece un sol boccone dei suoi avversari, anche in Giappone. Dopo tanto, troppo direi, tempo passato a giocarsela con tanti talenti che non erano alla sua portata, riuscì ad imbucarsi nel mondo dorato della F1. Le speranze non erano buone, vista la poco affidabile Simtek che doveva guidare, o meglio, sfidare perchè non era una F1, ma un vero e proprio catorcio. Ma allora non si badava a questo, perchè prima i cavalieri del rischio esistevano e ce ne erano tanti. Roland era uno di loro, semplicemente coraggioso però con la sfortuna di non aver avuto la chance giusta. Il ’94 doveva segnare la svolta della sua carriera ma invece successe quello che non doveva succedere. Ahimè la vita di Ratzenberger si spense dove ora c’è la chicane Villeneuve. Guarda caso il destino ha scelto proprio che l’austriaco perse la vita nell’allora pericolosisimo veloce tratto dedicato al funambolo canadese, anch’esso volato nel paradiso. La dinamica dell’incidente è nota a tutti. La Simtek, mentre percorreva il lungo rettilineo per arrivare al curvone per la Tosa, perse di colpo pezzi e all’improvviso l’alettone posteriore si staccò. Roland non aveva più guidabilità e angolo di sterzata ed a una velocità spaventosa, andò a sbattere. La macchina andò rallentandosi in piena curva Tosa e già si capì che la situazione era tragica perchè il casco bianco rosso iniziò ad assumere un altro colore, quello del sangue che fuorisciva dalla testa. La posizione innaturale del collo e proprio del casco, fece intuire che non c’era nulla da fare. Roland Ratzenberger morì all’età di 33 anni, mentre svolgeva il lavoro che era divenuto realtà dopo tanti sogni sviluppati in 15 lunghe stagioni in cui ha sempre rischiato la vita. Addio Roland, rimarrai sempre nei nostri cuori e probabilmente ci incontreremo lassù, dimostrandomi ancora una volta, il tuo grande cuore, coraggio e amore per questo stupendo sport.

Stefano Chinappi

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2 commenti su ““Un vivo ricordo di Roland””

  1. Complimenti,in un mondo dove si pensa solo ai propri interessi tu hai trovato il modo di ricordare un ragazzo che è morto inseguendo il suo sogno.
    Se penso che ha combattuto diversi anni per realizzare il suo obbiettivo e poco dopo il debutto la sua vita è finita cosi,mi viene da piangere.

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