F1 – Io, robot

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Di spy-story, apriti cielo, per fortuna non ce ne sono state. Se si esclude, è chiaro, l’imbarazzante vicenda del sex-gate, esploso in primavera, che ha visto coinvolto il presidente della FIA (Fédération Internationale de l’Automobile) Max Mosley, sbattuto in prima pagina dal quotidiano inglese News of the World con tanto di foto che lo raffiguravano in atteggiamenti inequivocabili insieme ad alcune signorine dedite alla pratica del sadomasochismo. Più che altro roba da giornaletti di gossip o al limite da chiacchiere sul genere Giovannona Coscialunga, per il resto niente a che spartire con il Circus della Formula Uno. Il Campionato del Mondo edizione 2008 ha infatti offerto ben altre emozioni incoronando di fatto due piloti, Lewis Hamilton e Felipe Massa, in precedenza fortemente criticati, il primo per aver regalato su un piatto d’argento a Kimi Raikkonen il titolo nel 2007 e il secondo per una propensione all’errore che dopo il Gran Premio della Malesia di quest’anno stava raggiungendo livelli a dir poco preoccupanti. Perché se da una parte l’inglese al debutto in Formula Uno aveva saputo fornire prestazioni di assoluto rilievo perdendo poi tutto il vantaggio accumulato negli ultimi tre Gran Premi, non era affatto scontato che fosse in grado di ripetersi sugli stessi standard dopo la batosta rimediata nel 2007. Per chi avesse poca dimestichezza con i numeri si parla di diciassette punti di margine su Raikkonen dopo il Gran Premio del Giappone e un punto di svantaggio da Kimi dopo l’ultimo round stagionale in Brasile. Una sconfitta difficile da mandare giù ma dalla quale Hamilton, a dispetto della giovane età, ha evidentemente imparato a controllarsi meglio. Non meno pressione si ritrovava addosso Felipe Massa nel 2008 dopo il doppio zero consecutivo di Melbourne e Sepang. Messo sotto processo dai tifosi e almeno in parte anche dalla Ferrari, il brasiliano dalle indubbie origini italiane ha risposto alle critiche con autorità imponendosi poi come pilota di punta della scuderia di Maranello, complici i reiterati svarioni del suo compagno di squadra, il campione in carica Kimi Raikkonen, disperso per buona parte del Campionato. Eppure i protagonisti del Mondiale 2008 non sono stati solo loro, Lewis Hamilton e Felipe Massa, la McLaren e la Ferrari. Penso soprattutto a Sebastian Vettel e Robert Kubica, in misura minore a Nico Rosberg e Fernando Alonso. Oltre alla Bmw, redditizia nella prima parte di Campionato e irriconoscibile nel finale, e naturalmente alla Renault, resuscitata negli ultimi Gran Premi grazie anche al ritrovato estro di Alonso dopo un avvio di stagione che non lasciava presagire nulla di buono. Senza dimenticare l’incredibile ascesa di Toro Rosso, team con sede a Faenza nato da una costola di Red Bull, che nel corso della stagione ha mostrato miglioramenti impressionanti culminati nella vittoria di Wonder Boy Vettel a Monza. Inserirei invece nella lista dei protagonisti che ne avrebbero fatto volentieri a meno la vituperata Super Aguri, piccola ma volenterosa scuderia nipponica prima voluta e poi mal sopportata dalla Honda al punto da ritrovarsi costretta ad abbandonare la scena dopo appena quattro Gran Premi causa la perenne mancanza di sponsor. La triste vicenda della squadra che aveva in Daniele Audetto il suo direttore sportivo riporta alla mente l’idea di una Formula Uno che negli ultimi tempi ha lasciato sempre meno spazio alle iniziative private, favorendo l’ingresso di grandi Costruttori quali Bmw, Honda, Renault e Toyota. Anche la Honda, a dir la verità, ha chiuso il discorso con il Circus, suscitando non poco stupore nell’ambiente. E’ proprio vero, chi la fa l’aspetti.
Nel 2009 i cambiamenti regolamentari saranno comunque parecchi, volti principalmente ad un contenimento dei costi, di anno in anno sempre più insostenibili, dall’introduzione del KERS (Kinetic Energy Recovery System) alle restrizioni nell’aerodinamica delle vetture passando per il ritorno alle gomme slick e all’utilizzo dello stesso motore per tre Gran Premi anziché per due com’è stato nel 2008. Nell’attesa, quindi, concentratevi sulle mie pagelle che analizzano, pilota per pilota, l’andamento dell’ultimo Mondiale, da un paio di mesi consegnato alla storia di questa sempre gloriosa disciplina sportiva. I criteri di valutazione vanno da zero a dieci… buon divertimento!


K. RAIKKONEN (
voto 4,5): La stagione del finlandese, campione del mondo 2007 all’esordio nelle vesti di pilota Ferrari, comincia a prendere una brutta piega a partire dal Gran Premio di Francia quando, per colpa di uno scarico rotto, si vede costretto a regalare la vittoria al compagno di squadra. In estate è evanescente, si pone però con una certa generosità all’attenzione delle telecamere ogni qualvolta finisce contro il muro, vedi Spa e Singapore. Riesce addirittura ad infilare quattro piazzamenti consecutivi fuori dalla zona punti, in buona sostanza per più di un mese, dal 24 agosto (Gran Premio d’Europa) al 28 settembre (Gran Premio di Singapore), proprio non ce la fa a concludere una gara tra i primi otto. Nelle dichiarazioni alla stampa è impenetrabile e monosillabico come suo solito, l’unica differenza rispetto all’anno della conquista del titolo consiste nel fatto che al momento di scendere in pista la tranquillità palesata durante le interviste sembra andare allegramente a farsi benedire. E’ spesso nervoso, corre sopra le righe e i risultati si vedono a Singapore quando va a sbattere in solitudine senza nemmeno la scusante di un errore commesso in una situazione di bagarre. Finalmente, non appena la matematica lo mette fuori dai giochi nella rincorsa al titolo piloti, mette un po’ di giudizio e si rassegna a gareggiare con l’obiettivo (logico) di aiutare la squadra e Felipe Massa. Non sembra comunque a suo agio nel ruolo per lui inedito di gregario, ma il suo rendimento, considerato anche che si tratta di un campione del mondo, è gravemente insufficiente. L’anno venturo dovrà cambiare approccio, altrimenti in Ferrari, con l’ombra di Fernando Alonso sempre sulla porta, potrebbero non avere più bisogno del suo contributo.

F. MASSA (voto 9): Dal confronto, perso, con il compagno di squadra, nel 2007 non era uscito male. Perché, quindi, non riprovarci nel 2008, confidando magari in un po’ più di fortuna? Nei test invernali Felipe è quasi sempre meno veloce di Raikkonen e i valori in squadra sembrano definiti ancora prima che la stagione cominci. In Australia e Malesia il brasiliano non smentisce le aspettative degli addetti ai lavori commettendo una serie di errori evitabili. A Sepang, in particolare, è tranquillamente secondo dietro al compagno di squadra quando, nella foga di recuperare a tutti i costi la leadership, finisce da solo nella sabbia. La riscossa ha inizio in Bahrain, teatro del terzo Gran Premio stagionale, dove taglia il traguardo in prima posizione con apparente facilità. Complessivamente Massa vince sei gare e in diverse occasioni conclude sul podio, a pesare però sono i primi due zero in casella e, forse ancora di più, le vicissitudini che lo vedono protagonista in Ungheria e Singapore. A Budapest è comodamente in testa alla corsa finché, ad un paio di giri dalla bandiera a scacchi, il motore esplode e addio vittoria. A Singapore ci pensa il suo box a metterlo nei guai: il semaforino della Ferrari segnala verde, Felipe riparte con buone possibilità di riprendere la testa della corsa ma le operazioni di rifornimento non sono ancora terminate. Caos in pit-lane e, anche in questo caso, addio vittoria. Ci si mette poi un incremento di competitività da parte della McLaren nel momento di rush finale del Campionato ed ecco che Massa si ritrova obbligato a dover vincere nel suo Brasile con il rivale Hamilton classificato dal sesto posto in giù. L’impresa quasi riesce ma si sa che i miracoli non sempre si avverano, a tre curve dal traguardo Lewis è sesto e Felipe campione del mondo, poi però, complice la pioggia, l’inglese della McLaren agguanta il quinto posto e tanto basta a rimettere le cose in chiaro. Felipe perde il titolo per un punto e, ironia della sorte, nella sconfitta rivela tutta la sua maturità. E’ il pilota che in assoluto nel 2008 ha messo in mostra la migliore progressione, per intenderci il Massa del 2008 ha ben poco a che fare con il pilota che nel 2007, sul podio del Gran Premio d’Italia, restava scuro in volto, consapevole di essersi giocato le residue chance di rincorrere un Mondiale finito poi nelle mani del suo compagno di squadra. Adesso Raikkonen ha probabilmente capito qualcosa di più su quel brasiliano che inizialmente sembrava destinato al ruolo che fu di Rubens Barrichello ai tempi dell’era Michael Schumacher-Ferrari. Se nel 2009 saprà adattarsi (ma questo vale per tutti) alle novità regolamentari e se la Ferrari gli metterà a disposizione una vettura all’altezza del compito, Felipe ha ottime possibilità di conquistare quel titolo che quest’anno gli è sfuggito per un soffio.

N. HEIDFELD (voto 7): Il suo è, come si suole dire, un Mondiale alla Heidfeld. Il tedesco non spreca occasioni e quando ne ha l’opportunità sfrutta al massimo la vettura ottenendo diversi piazzamenti sul podio. Su alcune piste dimostra di soffrire oltremodo il sistema a eliminazione delle qualifiche, tant’è che in prova finisce un po’ troppo spesso fuori dalla top ten. Il suo giovane compagno di squadra lo sovrasta sotto tutti i punti di vista e la prima, storica vittoria della Bmw in Formula Uno la ottiene un pilota polacco, Robert Kubica appunto, e non Nick Heidfeld, driver tedesco al volante di una monoposto tedesca. Ad un certo punto Mario Theissen, direttore sportivo Bmw, lo mette in discussione al punto da fargli sudare la riconferma. Alla fine comunque Nick riesce felicemente a conservare il posto in squadra, consapevole di non avere altre valide alternative paragonabili al contratto con Bmw. Ha superato i trent’anni, è solido ed esperto, sa come si fa a portare punti in cascina ma più passano gli anni più assomiglia al suo connazionale Heinz-Harald Frentzen, con la differenza che quest’ultimo qualche gara seppe vincerla mentre Nick aspetta ancora di cogliere il primo successo.

R. KUBICA (voto 9): Mi sento di dargli lo stesso voto di Felipe Massa perché quella del ragazzo di Cracovia è una stagione da incorniciare. L’apice in Canada dove, sullo stesso circuito che l’anno scorso lo vide vittima di uno spaventoso incidente, Robert conquista la sua prima vittoria in un Gran Premio di Formula Uno. Nella prima parte della stagione pare essere in totale simbiosi con la vettura e non sbaglia un colpo sebbene Ferrari e McLaren restino ancora, in condizioni di gara normali, inavvicinabili per la sua Bmw. A Silverstone, sotto il diluvio, commette l’unico errore dell’anno ma è anche sfortunato dal momento che subito si insabbia mentre tanti altri procedono, tra uno svarione e l’altro, fino alla bandiera a scacchi. Nel finale di stagione la Bmw accusa un prepotente calo di competitività e anche Kubica ne risente. Gli ultimi due Gran Premi, in Cina e Brasile, sono un vero e proprio calvario, ma se a Shanghai la squadra avesse consentito a Robert di chiudere davanti al compagno di squadra, per il polacco ci sarebbe stata almeno la soddisfazione del terzo posto finale in Campionato. Una scelta strategica sbagliata, non la prima e forse nemmeno l’ultima, compiuta dalla Bmw, una squadra alla quale adesso va troppo stretto il ruolo di terza forza del Mondiale. Ma per fare quel salto di qualità necessario a lottare sul serio per il titolo fino all’ultima gara ci vogliono anche tattiche perfette. Lo sa bene la Ferrari che nel 2008 disponeva probabilmente del pacchetto migliore e lo sa bene Kubica che, spesso azzoppato da una vettura non sufficientemente performante, ha ugualmente dimostrato di possedere la classe necessaria per ambire al titolo di campione del mondo.

F. ALONSO (voto 8): E’ un voto alto, forse fin troppo generoso nei confronti di un due volte campione del mondo che nella prima parte della stagione è incappato in una serie di errori di pilotaggio piuttosto gravi. Rientrato nelle fila Renault dopo la disastrosa esperienza in McLaren, Fernando ha subito compreso che la R28 non gli avrebbe permesso grandi exploit. Suonano decisamente male alcune sue dichiarazioni, rilasciate ad inizio anno, della serie questi errori li faccio adesso perché tanto non sono in lotta per il titolo. Giustificazioni fuori luogo per un driver della sua levatura che, nonostante un mezzo non certo in grado di competere con i top team, è stato ingaggiato (e soprattutto pagato) per rendere al meglio in tutti i Gran Premi. In settembre la Renault lascia intravedere segnali di ripresa, Alonso capisce al volo la situazione e ne approfitta facendo il bello e il cattivo tempo in Estremo Oriente. Chiuse in cassaforte le vittorie di Singapore e Fuji, lo spagnolo si propone nuovamente come outsider in Brasile dove conquista una meritatissima piazza d’onore alle spalle di un Felipe Massa prevedibilmente imbattibile sul circuito di casa. Confermata l’attuale formazione in Ferrari, Matador non ha potuto far altro che rinnovare il contratto con Renault per altri due anni con la possibilità di andarsene già a fine 2009 se i risultati non dovessero essere soddisfacenti. Lo spagnolo resta comunque un cliente scomodissimo per tutti e se azzecca la giornata giusta, anche con una vettura inferiore, è tuttora capacissimo di mettere in riga gli avversari. Non a caso la Renault, con Alonso, ha ritrovato la via della vittoria da lungo tempo ormai smarrita. Una iniezione di fiducia che potrebbe servire in chiave 2009, sebbene al riguardo il campione di Oviedo si mostri (giustamente) piuttosto cauto.

N.A. PIQUET (voto 4,5): Di lui si potrebbe dire che inizia male, lancia qualche segnale di risveglio verso metà stagione e finisce pure peggio di come aveva cominciato. Nelle prime gare non lo si nota praticamente mai se non quando commette degli errori, per il resto in qualifica è costantemente nelle retrovie con una Renault indubbiamente poco competitiva ma comunque non da ultime file. Sul circuito di Hockenheim, non lontano dalla città di Heidelberg dove sua madre, la bellissima Sylvia Tamsma, lo partorì nel 1985, a sorpresa termina sul secondo gradino del podio grazie ad una strategia falsata e a una condotta di gara finalmente giudiziosa. Alterna quindi prestazioni opache a piazzamenti in zona punti, poi nel Gran Premio di casa, ciliegina sulla torta, si qualifica male e si autoelimina senza nemmeno riuscire a completare il primo passaggio di gara. Resta un enigma anche per il Managing Director di Renault F.1 Flavio Briatore che gli ha rinnovato la fiducia, con più di una riserva, su insistenza del presidente della Casa della Régie Carlos Ghosn e di Sua Maestà Bernie Ecclestone, entrambi consapevoli di quanto la presenza del nome Piquet può portare in termini di immagine (e relativi guadagni) alla Formula Uno. Nel 2009, in assenza di risultati confortanti, il suo pedigree, quello ereditato da papà Nelson, potrebbe non essere sufficiente a fargli mantenere il posto in Renault.

N. ROSBERG (voto 7): Prima del via del Campionato, risultati dei test invernali alla mano, la Williams era indicata da molti addetti ai lavori come la probabile terza forza del Mondiale dietro Ferrari e McLaren. Mai profezia fu più errata. Il figlio di Keke ottiene due piazzamenti sul podio, rispettivamente nel Gran Premio inaugurale in Australia e a Singapore in una gara falsata dalla safety-car, dimostrando di potersi inserire tra i grandi della categoria. Ma se non si verificano eventi particolari Nico si deve accontentare, quando gli va bene, di raccogliere qualche punticino, senza possibilità di agguantare la top five. La squadra di Grove poteva rappresentare una buona scelta all’esordio, nel 2006, ma adesso, dopo tre stagioni, sarebbe ora che Rosberg iniziasse a valutare opzioni più interessanti, pena il rischio di essere ricordato come l’eterna grande promessa della Formula Uno. L’anno venturo sarà comunque ancora in Williams, difficilmente quindi potrà fare quel salto di qualità che lo proietterebbe in modo stabile nelle zone nobili della classifica. Intanto, nel frattempo, Lewis Hamilton e Robert Kubica, tanto per fare nomi, approdati dopo di lui nel Circus, hanno già raccolto ben altre soddisfazioni. E si sa che nella Formula Uno attuale per i piloti la vecchiaia arriva presto…

K. NAKAJIMA (voto 4,5): Protetto della Toyota, il giapponese aveva esordito a fine 2007 nell’ultimo Gran Premio a Interlagos guadagnandosi subito, più per questioni politiche che per meriti propri, la riconferma nel 2008. Figlio d’arte, suo padre fu il primo pilota proveniente dal Sol Levante a ritagliarsi un suo ruolo in Formula Uno grazie all’appoggio della Honda, in alcune occasioni riesce ad emergere fino alla zona punti mentre altre volte è protagonista in negativo, spesso per una condotta di gara eccessivamente aggressiva. A inizio stagione dichiara di voler fare meglio del più esperto compagno di squadra ma forse non si rende conto che l’obiettivo è, almeno per il momento, fuori dalla sua portata. Confermato dalla Williams anche per il 2009, deve necessariamente cercare di correre con più calma e metodo mettendo da parte la foga e lasciando perdere il confronto diretto con Rosberg. Conosce bene l’inglese, fatto questo non scontato per un pilota nipponico, si è integrato bene in squadra e se saprà controllarsi i risultati non tarderanno ad arrivare. Williams permettendo.

D. COULTHARD (voto 4,5): Inizia il Campionato ben conscio che la sua carriera in Formula Uno si concluderà comunque vada al termine del 2008. Questa consapevolezza evidentemente non gli giova granché dal momento che il veterano scozzese colleziona più incidenti in un anno che in quattordici stagioni di militanza nei Gran Premi. Sull’insidioso circuito di Montreal conquista un insperato terzo posto, una sorta di commiato da un mondo che, tra alti e bassi, è stato un punto fermo nella sua vita per quasi un quindicennio. A Silverstone annuncia, come previsto, il ritiro a fine stagione ma, complice un peggioramento nelle prestazioni della sua Red Bull, non si ripete più sugli stessi livelli del Canada. In Brasile, al suo ultimo Gran Premio, esce subito dai giochi per colpe a lui non imputabili e sembra quasi sollevato nel constatare di potersi finalmente dedicare, a partire dal 2009, ad un più tranquillo ruolo di tester e consulente per Red Bull F.1.

M. WEBBER (voto 6,5): Costantemente a punti nelle prime gare della stagione, non riesce però a togliersi mai lo sfizio di un piazzamento sul podio, soddisfazione che invece si prende il suo compagno di squadra. In estate la situazione muta drasticamente con un netto miglioramento prestazionale della cugina Toro Rosso e un altrettanto repentino peggioramento di performance da parte della Red Bull. L’australiano può a questo punto fare poco per ribaltare una situazione che lui per primo fatica (forse comprensibilmente) a digerire. La scuderia di patron Mateschitz ha fatto bene a rinnovargli la fiducia per il 2009: Mark infatti è perfettamente in grado di portare punti con una certa continuità e attualmente queste garanzie alla Red Bull sono sufficienti per guadagnarsi la conferma. Anche se, con l’arrivo di un pilota della classe (e la fame) di Sebastian Vettel, la sua posizione in seno alla squadra potrebbe presto essere messa in discussione.

J. TRULLI (voto 7): Ecco il Trulli che conoscevo. Veloce in qualifica, redditizio in gara quando il mezzo glielo consente, ancora più determinato nei momenti difficili, vedi Interlagos dove nelle prove ufficiali doma un febbrone da cavallo e riesce a conquistare la prima fila subito dietro al poleman Felipe Massa. Il suo lavoro l’italiano lo compie con merito, peccato solo che la Toyota continui ad alternare con una costanza ormai preoccupante solide prestazioni a gare nelle retrovie. Qualcosa non va a livello di squadra e Jarno, 35 anni il prossimo luglio, non è più tanto sicuro, se non altro per una questione puramente anagrafica, di poter essere lui l’uomo della riscossa Toyota.

T. GLOCK (voto 7): L’inizio non è dei più incoraggianti ma il tedesco, chiamato dalla Toyota per rimpiazzare il giubilato Ralf Schumacher, non si perde d’animo e in Canada ottiene i primi punti dell’anno. E’ poi ottimo secondo in Ungheria, quando la Toyota illude con una ritrovata competitività che non troverà però conferme nei successivi Gran Premi. Nella seconda parte della stagione si toglie comunque diverse soddisfazioni e colma quasi del tutto il gap, inteso in termini sia puramente velocistici che squisitamente prestazionali, nei confronti del ben più esperto compagno di squadra. Nell’ultimo Gran Premio in Brasile è al centro di una polemica innescata da alcuni tifosi e/o pseudoesperti di matrice ferrarista che lo accusano di aver ceduto volontariamente la posizione a Lewis Hamilton permettendo così all’inglese di conquistare il suo primo titolo mondiale. Accuse del tutto prive di fondamento, in primo luogo perché ogni pilota corre per sé stesso o al limite per il suo team, in seconda analisi perché lo stesso Hamilton a Monza non si era fatto molti problemi ad accompagnare Glock sull’erba bagnata a duecento chilometri orari pur di guadagnare una posizione. Davvero qualcuno pensa ancora che Timo abbia voluto fare un favore al britannico?

S. BOURDAIS (voto 5): Quattro volte campione della ChampCar World Series, l’ex Formula Cart che rivelò tutto il talento del nostro Alessandro Zanardi, il francese avrebbe meritato di approdare nella massima formula almeno cinque anni fa. Ci arriva invece ad un’età in cui molti suoi colleghi cominciano già a pensare alla pensione. Non è un bene, considerato che deve imparare le piste e adattarsi alla guida di una monoposto di Formula Uno, ma come si dice in questi casi meglio tardi che mai. Al debutto assoluto in Australia raggiunge le zone nobili della classifica ma prende solo due punti che senza un guasto tecnico a pochi giri dal traguardo avrebbero potuto essere di più. L’exploit di Melbourne rimane però isolato, infatti il francese che porta gli occhiali da vista anche sotto il casco dimostra ben presto di soffrire il confronto con il compagno di squadra, più giovane, esperto e affamato di lui. Oltretutto, nel momento in cui Toro Rosso ha un’impennata di competitività, Sebastien non riesce a sfruttare le occasioni che gli si presentano a differenza di Wonder Boy Vettel. Sul finire di stagione la squadra dichiara apertamente che Bourdais potrebbe rendere molto se solo avesse più fiducia nei suoi mezzi e nella vettura, ciononostante il transalpino continua a deludere le aspettative. Gli va dato atto che in alcune circostanze la sfortuna gli ha un po’ remato contro ma non è con queste scusanti che Sebastien potrà contribuire a sfatare la leggenda secondo cui i campioni delle categorie americane si sgonfiano una volta giunti (o ritornati) in Europa.

S. VETTEL (voto 10): E’ protagonista in negativo nella prima parte della stagione quando assomma quattro ritiri consecutivi cui segue un diciassettesimo posto che va a suggellare un avvio di Campionato assolutamente da dimenticare. La colpa però non è tanto sua quanto di una Toro Rosso che stenta a decollare. La musica cambia già a Montecarlo dove Wonder Boy chiude al quinto posto su di un circuito per uomini veri reso ancora più difficile dalla pioggia. In estate arrivano altre soddisfazioni ma è nel Gran Premio d’Italia a Monza che Vettel, perfettamente supportato dalla vettura e dal suo team nato sulle ceneri della vecchia Minardi, compie il capolavoro. Pole position il sabato in condizioni atmosferiche proibitive, strepitosa vittoria la domenica davanti alla McLaren (ripeto, la McLaren) di Heikki Kovalainen. Nei restanti Gran Premi Sebastian porta costantemente la Toro Rosso nella top ten in qualifica e fornisce ottime prestazioni in gara pur senza ripetere l’exploit (e che exploit!) di Monza. Mi sento di attribuirgli il massimo dei voti dal momento che, secondo la mia opinione, il ventunenne ragazzo di Heppenheim durante l’anno non ha praticamente mai commesso errori dimostrandosi già sufficientemente maturo per puntare al successo. Facendo le dovute proporzioni (lui guidava una Toro Rosso), Vettel è stato più formichina di Hamilton e Massa portando punti anche quando il mezzo non era certo al top. Un biglietto da visita di assoluto prestigio per un pilota che, vista anche la giovane età, ha ampi margini di miglioramento, viene già seguito con attenzione dalla Ferrari e, nel frattempo, si appresta a vivere una nuova avventura in Red Bull.

J. BUTTON (voto 4,5): Perché, c’era anche lui tra gli iscritti al Mondiale? Jenson Button… ah già, ecco, ora ricordo. Il pilota che doveva rimpiazzare Nigel Mansell nel cuore dei tifosi inglesi ha disputato l’ennesima scialba stagione alla Honda che, se non altro, è riuscita ad accaparrarsi l’ex direttore tecnico Ferrari Ross Brawn, salvo poi dichiarare fallimento. Che dire? Auguri a lui ma soprattutto ai dipendenti della squadra. Per il resto niente di nuovo sul fronte di Brackley, con il povero Jenson che ha perso il confronto diretto col compagno di squadra senza però mai dare l’impressione di volerci mettere qualcosa di suo. Peggio di così…

R. BARRICHELLO (voto 6,5): Tutti, me compreso, gli avevano caldamente consigliato di riporre casco, guanti e tuta già alla fine del 2007 onde evitare ulteriori brutte figure. Invece, e la cosa mi fa particolarmente piacere, il brasiliano non solo supera il record appartenuto a Riccardo Patrese relativo al numero di Gran Premi disputati in carriera, ma dimostra anche che, messo sotto pressione dalla sua stessa squadra, i risultati magicamente finiscono per arrivare. A punti a Montecarlo e Montreal con una vettura inguardabile, stoicamente terzo a Silverstone dove la pioggia (e finalmente anche un po’ di fortuna) gli consente di ritrovare la gioia del podio, Rubinho sovrasta il più gettonato compagno di squadra e si guadagna sul campo, molto più di Button, un volante per il 2009. Esce dal Circus a testa alta, consapevole che con la RA108 di più proprio non si poteva fare.

T. SATO (voto 6): Qualcuno potrebbe precipitosamente pensare che per Takuma si tratti di una sufficienza politica. Non è così. Il giapponese disputa soltanto i primi quattro Gran Premi della stagione dal momento che la sua squadra si vede costretta a chiudere i battenti subito dopo il Gran Premio di Spagna, lui però con una vettura nata obsoleta fa il suo dovere e non perde la buona abitudine, già palesata nel corso del 2007, di guadagnare qualche posizione in partenza pur prendendo il via dal fondo dello schieramento. Checché ne dicano i suoi detrattori a mio parere merita ancora un posto da titolare in Formula Uno. Indipendentemente dall’appoggio che la Honda può (o poteva?) garantirgli.

A. DAVIDSON (voto 6): Anche l’inglese, cui la Super Aguri aveva rinnovato la fiducia dopo una stagione non molto convincente, si trova invischiato nel fallimento della scuderia nipponica. Disputa le prime gare, così come Sato, al volante di una vettura che concede ben poco all’inventiva di un pilota, poi è costretto a farsi da parte e, senza grandi sponsor alle spalle, ben difficilmente lo rivedremo in futuro al via di un Gran Premio.

A. SUTIL (voto 6): Tocca il suo punto massimo a Montecarlo dove soltanto una manovra scriteriata di Kamikaze Raikkonen lo priva di un meritatissimo quarto posto che avrebbe costituito una boccata d’ossigeno per il team Force India. Nella prima parte di stagione soffre il confronto cronometrico con il più smaliziato compagno di squadra, verso metà anno però riprende in mano la situazione e comincia a viaggiare sugli stessi tempi di Fisichella. Il semi miracolo di Montecarlo però non si ripete, complice una vettura inconsistente il cui unico obiettivo può essere quello di stare davanti alle Super Aguri. Nel 2009 la Force India inizierà una collaborazione su diversi fronti con Mercedes, è pertanto lecito aspettarsi qualcosa di meglio.

G. FISICHELLA (voto 6): Lasciata la Renault dopo un triennio costellato di poche luci e molte ombre, il Fisico approda in Force India e trova rapidamente la sua dimensione naturale. Non a caso il romano in carriera ha sempre dato il meglio in team medio-piccoli mentre dell’epoca Renault devono essergli rimasti più ricordi negativi che altro. Nella prima parte di Campionato vince il confronto col compagno di squadra, poi la situazione si stabilizza senza che nessuno dei due prenda realmente il sopravvento. A Monza sotto la pioggia resiste bene, portando al limite la sua Force India, agli attacchi di Ferrari e McLaren, lo si vede poi nelle posizioni che contano anche a Singapore. Forte di un altro anno di contratto con la squadra diretta dal miliardario Vijay Mallya, Giancarlo spera nel 2009 di regalare i primi punti iridati alla Force India, confidando nelle novità regolamentari e nella collaborazione con Mercedes.

L. HAMILTON (voto 9): Alla vigilia della prima tappa stagionale tra addetti ai lavori ci si domanda se l’inglese sia riuscito a debellare i fantasmi che gli avevano impedito di laurearsi campione del mondo all’esordio in Formula Uno. When I grow up, quando crescerò, canta la sua fidanzata Nicole Scherzinger, leader delle Pussycat Dolls, e forse non è un caso… La crescita psicologico-attitudinale sembra comunque completata dal momento che Lewis, rilassato e sicuro dei propri mezzi, domina il Gran Premio d’Australia complice la totale débacle delle Ferrari. I già citati fantasmi sembrano però ripresentarsi nella mente di Hamilton in Bahrain dove il pilota britannico in gara addirittura tampona il suo eterno rivale Fernando Alonso in un goffo tentativo di sorpasso. Il fenomeno di Stevenage riassapora il successo nel circuito salotto di Montecarlo ma torna negli abissi già in Canada quando rifila un’altra tamponata, proprio in uscita dalla corsia box, al ferrarista Raikkonen. Penalizzato di dieci posizioni sulla griglia di partenza di Magny-Cours per la svista di Montreal, Lewis in Francia non riesce a risalire dalle retrovie e getta alle ortiche altri punti importanti. Coglie quindi due vittorie significative a Silverstone, davanti al suo pubblico, e in Germania, tutto ciò mentre le sicurezze di casa Ferrari cominciano a vacillare. Nel momento clou della stagione si infiammano le polemiche con il britannico penalizzato in Belgio per il sorpasso ai danni di Raikkonen nel finale di gara, quindi nuovamente sanzionato dai commissari in Giappone per una partenza giudicata troppo pericolosa (ma che film avevano visto?). L’alfiere della McLaren ipoteca il titolo in Cina dove vince la gara davanti ad un basito Felipe Massa e a un Kimi Raikkonen ormai fuori dai giochi per il titolo. In Brasile rischia però di perdere tutto, esattamente come gli era accaduto l’anno precedente, a causa di una condotta di gara fin troppo conservativa che certo non gli si addice minimamente. Alla fine Lewis ce la fa per un solo punto su Massa a conquistare quel titolo che soltanto una politica suicida all’interno della McLaren gli aveva fatto perdere nel 2007. Come pilota è maturato molto, si dice grazie anche ai consigli del guru israeliano Uri Geller, inoltre con i suoi 23 anni si segnala come il campione del mondo più giovane nella storia della Formula Uno e viste le premesse in futuro non può che migliorare. Conserva nel DNA una visione di gara che solo i grandi piloti, vedi Alonso, posseggono, non teme niente e nessuno e rispetto all’anno del debutto sembra essersi immunizzato alle critiche, anche pesanti, che per i vincenti non possono non costituire il pane quotidiano. Ha centrato l’obiettivo che inseguiva ossessivamente fin da quand’era un bambino, interiormente dovrebbe quindi essersi tranquillizzato e nel 2009 porterà in gara quel numero uno che sulla McLaren mancava dai tempi di Mika Hakkinen. Il mondo è mio, cantava Aladdin nell’omonimo film d’animazione targato Disney, lo stesso può fare ora Lewis Hamilton che per pochi attimi ha illuso Felipe Massa, il Brasile e la Ferrari prima di riuscire a centrare il bersaglio grosso.

H. KOVALAINEN (voto 4): E’ lui il motivo principale per cui la Ferrari ha vinto il titolo Costruttori. Ad inizio stagione ci si chiedeva dubbiosi se con Kovalainen in squadra Hamilton avrebbe avuto vita facile, a Mondiale finito la risposta è sotto gli occhi di tutti. Il finnico c’è ma non si vede nel senso che, escludendo la vittoria in Ungheria, un regalo involontario di Felipe Massa fermato dalla rottura del motore Ferrari, Heikki combina poco o nulla ma se non altro serve alla McLaren per catalizzare su di sé le (poche) noie tecniche che colpiscono le vetture di Woking. Un anno dopo aver sperimentato la (impossibile) convivenza con Alonso, Lewis Hamilton sarà stato ben contento di ritrovarsi Kovalainen come compagno di squadra. Anche Ron Dennis e soci devono aver tirato un sospiro di sollievo, tutto sarebbe stato ben accetto ma non un’altra stagione sulla graticola con due galli nel pollaio. Sì, ecco, dopo le vicende del 2007 quest’anno in McLaren avrebbero rinnovato il contratto anche a Yuji Ide, l’importante era evitare (giustamente, nell’ottica della squadra) certi spiacevoli precedenti. Se non fosse che da un pilota McLaren ci si aspetta decisamente di più rispetto a quanto l’insipido finlandese ha fatto timidamente vedere. Riuscirà la pausa invernale a portargli consiglio? Alle prossime pagelle di fine 2009 l’ardua sentenza.


NOTA DELL’AUTORE:

i suddetti voti e commenti sono opinioni personali di Ermanno Frassoni il quale ritiene di poter esprimere liberamente il proprio parere nei confronti di uomini, i piloti di automobilismo, che già soltanto per il mestiere che fanno possono essere indistintamente considerati come dei moderni eroi.

Ermanno Frassoni

www.frassoni.com/angolo.htm

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