Una corsa divertente dove la semplice regola del più forte vige ancora. In una Domenica estiva, tra caldo e F1, l’Indycar ha cercato di farsi spazio in maniera prorompente con l’appuntamento del Glen. Si, Watkins Glen, la patria delle grandi corse made in Usa da molto più di un secolo. Però ieri, nessuno ha dimenticato la storia quando ha potuto ammirare per 50 giri un certo Dixon affilare la lama contro gli avversari, per poi commettere un errore da principiante, girandosi mentre riscaldava i pneumatici in una delle tante situazioni di caution che vi sono state durante la corsa. Errore che il neozelandese ha pagato caro ma non in maniera eccessiva, infatti gli avversari Castroneves e Wheldon si son trovati con tanti problemi ed un unico dilemma che presto è stato risolto. Ebbene sì, al Glen non ha trionfato Dixon ma bensì Ryan Hunter Reay, giovane dalle buone maniere, freddo e anche il miglior rookie della stagione passata. Già si era messo in luce durante le qualifiche ma se la pole gli era sfuggita, è perché non era ancora il suo momento. Gloria apparte, il pilota del team Rahal Letterman non ha mai corso con la testa rivolta alla vittoria, perché sia Briscoe che Dixon erano troppo veloci per lui. Nelle gare americane trionfa molto chi usa la testa ed eccolo che quando meno te lo aspetti, trovi la chance giusta che devi saper usare trionfalmente. Ad ostacolare tutte le pretese vi era Manning, sempre opaco in questa stagione, che si è finalmente svegliato al momento giusto ma, come detto prima, era la giornata di Reay e nulla, neanche Briscoe che è rimasto vittima del goffo incidente di Dixon, poteva toglierli la gioia più grande. Scendendo con la classifica, secondo non poteva che arrivare Manning che ha tenuto fede alla pressione e non si è scomposto dinanzi a Kanaan, vittima di un incidente nel mattino con tanto di frattura al polso. Il brasiliano, in effetti, ha regalato una minima soddisfazione all’Andretti Green, poiché né Andretti che la Patrick hanno potuto assaggiare a fondo la loro competitività su questo tracciato, difficile ed esigente quanto basta per farti sbagliare. Da notare che la lady di Motegi, solo 14°, ha quasi sfiorato la tragedia andandosi a schiantare contro il suo muretto ad una veloce folle. Drive trough e tanto di capello ironico a questa ragazza che sembra avvertire la pressione più di chiunque altro. Applauso per Rice, abile nel superare sia Andretti che Junqueira, quest’ultimo dormiente nella penultima ripartenza dopo il botto di Bernoldi. Tanti incidenti, che non potevano mancare dinanzi ai graziosi muretti azzurri del Glen, ed il primo a pagarne le conseguenze è stato Meira che cercava di difendersi da Viso, ma il venezuelano non ne ha voluto sapere ed è stato complice di una toccatina sospetta che ha determinato la fine della corsa per il brasiliano. Altro incidente tra la Duno e Foyt IV, entrambi vittime di un rallentamento di massa quando vi era l’ultima caution. Infine, per quanto riguarda gli ex Champ car, ritiro a mani basse per il povero Wilson che ha dovuto abbandonare il tracciato a pochi metri dai box.
L’ordine di arrivo, domenica 6 luglio 2008
1 – Ryan Hunter Reay – Rahal – 1.54’01″795
2 – Darren Manning – Foyt – 2″400
3 – Tony Kanaan – Andretti/Green – 4″105
4 – Buddy Rice – Dreyer&Reinbold – 4″811
5 – Marco Andretti – Andretti/Green – 5″313
6 – Bruno Junqueira – Coyne – 5″808
7 – Mario Moraes – Coyne – 8″624
8 – Graham Rahal – Newman/Haas – 9″456
9 – Hideki Mutoh – Andretti/Green – 10″178
10 – Ernesto Viso – HVM – 10″860
11 – Scott Dixon – Ganassi – 11″045
12 – Ryan Briscoe – Penske – 11″595
13 – Mario Dominguez – Pacific Coast – 12″777
14 – Danica Patrick – Andretti/Green – 26″659
15 – Will Power – KV – 38″103
16 – Helio Castroneves – Penske – 1 giro
17 – Ed Carpenter – Vision – 1 giro
Ritirati
Jaime Camara
Anthony Foyt
Milka Duno
Enrique Bernoldi
Vitor Meira
Oriol Servia
Dan Wheldon
Justin Wilson
Jay Howard
Stefano Chinappi
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