Blancpain – 3h Monza Eni Circuit

Cinquanta macchine al via della partenza lanciata; 9 marche diverse nelle prime file; grande equilibrio di valori, almeno potenziali, dopo le prove con le 15 prime posizioni racchiuse in meno di mezzo secondo. In prima fila la Ferrari 488 numero 72 della SPM Racing con lo spagnolo Miguel Molina primo dei tre piloti che si avvicenderanno al volante, affiancata dalla Jaguar G3 dell’Emil Frey Racing affidata allo svizzero Alex Fontana, che affrontano con determinazione, ma ordinatamente, la Prima Variante come anche il resto del gruppone che passa indenne il primo insidioso collo di bottiglia. Le macchine procedono compatte e al termine della prima tornata le prime sei posizioni sono occupate da Molina, Fontana, Maro Engel sulla Mercedes AMG della Black Falcon, Patric Niederhauser (Lamborghini Gallardo – Reiter Young Stars), Christopher Mies (Audi R8 – Audi Belgian WRT), Alvaro Parente (Mercedes AMG – Strakka Racing).
Alle prime consuete fasi di bagarre in cui tutti cercano il miglior posto al sole, segue l’assestamento in cui le posizioni si stabilizzano e il gruppo comincia a sgranarsi. Il capofila Molina sembra però cercare l’allungo a colpi di giri veloci che non sono comunque risolutivi. Nella pancia del gruppo le posizioni di media e bassa classifica si alternano, ma senza rivoluzioni o colpi di scena. Al 4° giro primo ritiro per noie meccaniche (BMW – Rowe Racing n. 99). Al 9° giro prima penalità (Bentley – M Sport) per aver messo fuori gioco la Huracan di Michele Beretta. All’11° primo doppiaggio: Molina, e poi gli altri, superano la Nissan Nismo n. 23.
Fin verso la mezz’ora di gara le prime sei posizioni rimangono invariate, mentre al seguito si sono insediati nell’ordine: Raffaele Marciello con una Mercedes (Akka ASP), Steijn Schotthorst (Audi R8 – Attempto Racing), Nicki Thiim (Aston Martin – R Motorsport), Michael Meadows (Mercedes AMG – SMP Racing). Ma poco dopo le polveri cominciano a infiammarsi. Molina spinge ancora e mette un paio di secondi tra lui e Fontana ora sotto attacco, ma senza successo, da parte di Engel sempre terzo. A questo punto la fila si è allungata: tra la prima e la decima posizione ci sono una ventina di secondi.
Nel frattempo, alle spalle dei primi, qualcuno perde un pezzo di carrozzeria sul rettilineo del traguardo. Situazione di pericolo. Bandiere gialle. Regime di Virtual Safety Car e tutti rallentano. Raccolto il piccolo relitto si riparte e ne approfitta Engel che sullo slancio supera Fontana e si insedia al secondo posto. Molina non si preoccupa e continua sempre da solo. Allo scadere di 65 minuti, attorno al 30° giro, possono iniziare gli stop ai box per il cambio pilota, il cambio gomme e il rifornimento terminati i quali, dopo 4-5 giri, le prime posizioni rimangono le stesse: Aleshin che ha rilevato Molina sempre in testa, seguito dalla Mercedes ora affidata a Stolz e dalla Jaguar sulla quale, al posto di Fontana, è passato Zaugg. Al 4° posto l’Audi di Riberas (ex Mies), poi la Mercedes di Buhk (ex Parente), quella ex Marciello ora guidata da Vautier, al settimo posto la new entry Caldarelli con la Huracan, mentre l’Audi di Steijn Schotthorst passa al fratello Peter per l’ottava piazza, chiude il lotto l’Aston Martin di Dennis (ex Thiim). I distacchi sono consistenti : 16 secondi tra il primo e il quinto. Ma verso il 38° giro, colpo di scena: si scopre che il sorpasso di Engel su Fontana dopo il congelamento delle posizioni della Virtual Safety Car era stato irregolare e così la sua macchina, su cui è passato Stolz, viene penalizzata con un passaggio rallentato dai box e scala alla decima posizione.
Continua intanto sicura la marcia della Ferrari di Aleshin che verso il 50° giro ha più di sei secondi sulla Jaguar di Zaugg tornata seconda, posizione persa al termine di una bandiera gialla a vantaggio della Mercedes di Buhk. La gara si infiamma e a metà, dopo un’ora e mezza, le prime cinque vetture sono racchiuse in poco più di 10 secondi. La Ferrari viene rallentata dai doppiaggi ed è avvicinata pericolosamente dalla Mercedes di Buhk: i due sono divisi da pochi decimi di secondo. Il loro duello è appassionante, curva dopo curva. Non lo sono da meno quelli che si scatenano fra i quattro che seguono: la Jaguar 54 di Zaugg, l’Audi di Riberas, la Lamborghini di Caldarelli e l’Audi di Schotthorst. Si avvicinano le due ore di gara e la Mercedes riesce a superare la Ferrari alla Parabolica, prima che inizino le ultime soste programmate ai box. La Rossa passa a questo punto subito da Aleshin a Rigon, Buhk attende un paio di giri prima di cedere la Mercedes a Maxi Goetz.
Dopo la girandola di cambi pilota, racchiusi in meno di cinque secondi, abbiamo questa situazione: al comando la Mercedes di Goetz seguita dall’Audi di Dries Vanthoor (ex Riberas) e la Lamborghini di Christian Engelhart (ex Caldarelli). La Ferrari di Rigon è solo settima, ha problemi, perde terreno e si ritira al 68° giro. Vanthoor spinge e inanella una serie di giri sempre più veloci. Due confronti a questo punto animano la gara: pochi decimi separano Goetz e Vanthoor, per la prima posizione, medesima situazione per Engelhart e Buurmann (Mercedes Black Falcon) per la terza posizione. Al giro 78 inizia una serie di sorpassi e controsorpassi fra Goetz e Vanthoor, che inducono fra l’altro la direzione gara a prendere provvedimenti nei confronti di entrambi, che porta infine l’Audi al comando. Non è finita. Calmatasi la lotta per il primo posto, si scatena quella per la terza posizione: al duo Engelhart/Buurmann si unisce la riemergente Jaguar 54 ora affidata a Mikael Grenier. I doppiati rendono il finale ancor più elettrizzante, fino al sorpasso al giro 92 alla Prima Variante: la Mercedes è terza. Alle 18 si chiude così una gara che ha tenuto tutti con il fiato sospeso dalle prime alle ultime battute. Affermazione Audi, seguita da due Mercedes, poi Lamborghini (prestazione notevole considerati i 15 kg di zavorra) e Jaguar.

Fonte: Comunicato Stampa Monza Eni Circuit
Foto: Davide Crescenzi

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