Indycar: Intervista con Tracy dopo Edmonton

indycar-2008-edm-cm-0155 Indycar: Intervista con Tracy dopo Edmonton

Rinforzato nell’animo da una prestazione magnifica, quarto a fine gara ad Edmonton, Paul Tracy rilancia ai microfoni il suo obiettivo: correre ancora per qualche altro anno prima di appendere definitivamente il casco al chiodo. E le speranze dopo la gara dell’Alberta sembrano  poter diventare solide realtà grazie al risultato splendido ottenuto sabato scorso. Un quarto posto appunto, a ridosso del podio, che vale più di un semplice piazzamento di rilievo, ed è la dimostrazione della forza d’animo di un vero combattente fuori e dentro dalle piste, che non si è mai arreso alle difficoltà prospettategli negli anni in questo mondo. Il suo mondo. La prestazione della scorsa settimana infatti fa tanto scalpore per via del fatto  che nè la Walker , nè lo stesso Tracy avevano corso nella Indycar “riunificata” dopo gli eventi del Febbraio 2008. Con il canadese a mezzo servizio senza allenamento per tanti mesi (eccettuando la gara di Long Beach di quest’anno, di chiusura alla Champ Car).  Un affare che da potenziale “bonus presenza” concedente a Tracy  il possesso di una speciale  wild card di  semplice comparsa  (questo sulla carta),  si è trasformato in una reale possibilità di poter vedere Paul al volante in un futuro alquanto prossimo. Edmonton, a detta di Tracy stesso, una delle sue gare  personali più emozionanti vissute in prima persona degli ultimi due anni.

Nonostante l’assenza prolungata dall’azione vera, il veterano canadese ha trasformato in oro, l’occasione concessagli dalla Vision-Walker, e ha portato la sua vettura n.22 sponsorizzata dalla “Subway” e dalla livrea bianca-giallo-verde a ridosso dei migliori. Dopo un week-end di prove libere più che incoraggiante, e dopo aver storto il naso per  il risultato delle qualifiche. Davanti a lui soltanto Dixon , Castroneves e la ex-rivale NHL ora guidata da Wilson.

“Ho speso tutta la gara a preservare etanolo, e limitarne il consumo eccessivo. Neell’ultimo stint di gara  ho dovuto fare il pieno per arrivare fino alla fine, e non ho potuto spingere al massimo”- ammette- “Sapevo di non poter competere con Scott ed Helio che sembravano volare, ma ho cercato di rimanere più in alto possibile a giocarmela con gli altri. Dal terzo in poi eravamo più o meno tutti staccati di pochi secondi l’un l’altro fino alla decima posizione circa. Ho pensato a me stesso e fatto la mia personale gara, senza preoccuparmi di quel che accadeva attorno. E’ cosi’ che sono arrivato fino in fondo. Come dicevo prima, dovevo fermarmi ai box e rifornire, questo mi ha fatto perdere un pò di posizioni, ma soltanto per un pò. Alla fine della corsa mi hanno detto dalla radio “Hai rallentato ancora”, e sono stato piuttosto fortunato nell’occasione visto che Oriol ha avuto alcuni problemi alla sua KV per il motivo opposto: era a corto di carburante e stava cercando in tutti i modi di andare piano per finire la corsa. Proprio dopo il traguardo si è fermato. Sono davvero contento per la squadra, felice per la pubblicità che abbiamo reso al nostro sponsor che ci ha supportati alla grande. Tutto questo rende l’idea di come ci eravamo preparati per questo evento”.

L’affare infatti è stato concordato  qualche mese fa,  quando Tracy si era trovato appiedato e senza un volante disponibile per la Indycar Series 2008, nonostante l’appetito a base di competizioni agonistiche del canadese non si fosse esaurito. “Sono incredibilmente entusiasta. Tanto. E’ qualcosa che è nato poco a poco, ed ora eccomi qua raggiante per un quarto posto conquistato con il sudore non solo versato dal sottoscritto. Non avrei mai sognato che la fine della mia carriera potesse prendere questi contorni. Ero sotto contratto con Gerry (Forsythe) e proprio alla fine hanno deciso di sciogliere il team. Questo mi ha completamente spiazzato. Non c’era nessuna squadra che mi interessasse molto al tempo, ma Derrick e io abbiamo parlato a lungo dopo Long Beach ed  è stato solo in seguito messo nero su bianco. C’era la volontà di costruire qualcosa insieme, dovevamo lavorarci su,  prima di tutto reperire uno sponsor. Quando ero in vacanza con mia moglie ed i miei figli a San Diego, ci incontravamo in spiaggia e la prima volta  Derrick mi disse -“Penso che possiamo combinare qualcosa per Edmonton, ti va?”. L’affare fu concordato nei minimi dettagli a Goodwood, l’ultima settimana disponibile prima della gara stessa, e ho preso di corsa un aereo dall’Inghilterra con volata transoceanica notturna fino ad Indianapolis. Appena il tempo di  conoscere tutta la squadra  che quattro giorni dopo eravamo già sul tracciato a provare gli assetti. Abbiamo lavorato sodo sotto un caldo torrido dalla mattina alla sera ed alla fine ce l’abbiamo fatta! Non ero nella mia miglior forma. Anzi non lo ero affatto nè dal punto di vista fisico che psicologico. La nostra forza è stato venire qui e dirci chiaro e tondo “Facciamo quanto è possibile nelle nostre capacità”. Eravamo consapevoli della nostra debolezza e non volevamo farci illusioni inutili. La scottatura sarebbe stata forte. Cosi’ non abbiamo pensato alle parole ma ai fatti. Abbiamo lavorato per non sfigurare, ed invece siamo andati a meraviglia. Dal canto mio ero affaticato, e non ho fatto molti controlli medici dal cardiologo in questi mesi. Mi sono tenuto in forma facendo jogging due volte a settimana ma non mi sono allenato cosi’ come dovrebbe fare qualsiasi pilota impegnato a tempo pieno. Però ho perso peso lo stesso. Dunque l’unico problema ,come ho detto, erano le pulsazioni del cuore e l’impatto che avrebbe fatto gareggiare dopo cosi’ tanto tempo. Per il resto ero concentrato e voglioso di fare bene. Se mi fossi preparato di più magari avrei fatto meglio. Però un risultato cosi’ credo fosse il massimo a cui potevamo ambire dati i nostri mezzi”.

Fitness a parte, Tracy è convinto che non ha perso nulla rimettendosi in gioco ad Edmonton: lo spettacolo per i fans è arrivato, i risultati e le soddisfazioni anche. Contrariamente a quanto si poteva prevedere alla vigilia. E perchè no? Anche uno schiaffo morale ai suoi detrattori.

“Molti mi hanno  parlato in questo periodo e mi hanno detto la loro opinione del tipo- “Non farlo, sarà un punto a tuo sfavore perchè non si smuoverà nulla” , oppure- “Ti stanno usando soltanto come attrattiva per rendere più vivace lo show e per vendere biglietti”. La verità stava nel mezzo. Io ho parlato chiaramente a Derrick al telefono. Lui mi ha assicurato che potevo aspettarmi il meglio del lavoro da parte della sua squadra -“Ti darò il meglio, tutto quello che ho. Riponi fiducia in me”. Questo è ciò che mi ha convinto del tutto a provare. Voleva rimettersi in gioco in grande stile. Poi certo è  stato difficile per me  sentire frasi pronunciate da altri il contenuto era “Paul dovrebbe farsi da parte ” oppure “Paul corre soltanto per fare la presenza e competere a fondo gruppo, correre giusto per farci dire “Oh guarda quel testardo di Tracy ci vuol dare dimostrazione che ha intenzione di correre ancora”. Oggi questa dimostrazione gli è arrivata.  Ecco cosa posso fare quando c’è una solida base dietro di me”.

“Appena iniziato il fine settimana, mi sentivo bene. La nuova serie sembra essere più amalgamata delle prime gare, e i migliori dei due gruppi si sono messi in risalto. I “grandi” della  IRL sono stati piloti di primo piano anche in CART ai loro tempi, penso a Helio e Dixon, ed anche quelli della Champ Car come Servia, Power e Wilson stanno facendo bene ora. Negli ultimi due anni mi sono sentito un pò a disagio. Abbiamo lottato duramente assieme per due stagioni di seguito condividendo gioie e dolori. Questa settimana poi sono venuto a sapere che molti degli uomini,fra meccanici ed ingegneri,   che erano stati della mia ex-squadra , hanno scommesso sulle mie prestazioni qui ad Edmonton. In maniera molto poco edificante sicuro. L’oggetto della scommessa era questo: che io non sarei riuscito ad entrare addirittura nei primi venti del gruppo. Mi ritenevano  a suo tempo e mi ritengono tuttora i responsabili dei mancati successi della Forsythe in questi ultimi anni. Questo segreto che mi sono tenuto nascosto e che svelo soltanto ora mi ha dato l’ input in più per dire la mia qui ad Edmonton. “Guardate razza di imbecilli, eccomi qua, sono ancora io, so ancora guidare e competere con il fior fiore dei piloti del campionato americano. E sono molto più giovani di me”- ecco , anche questo rappresenta il quarto posto ad Edmonton.

Ora Tracy, dopo essersi tolto qualche sassolino dalle scarpe, spera vivamente in un ulteriore accordo fra George , che comunque spera di rivederlo calcare le scene della Indycar, e Walker per essere pronto sulla griglia di partenza nuovamente. Ed al più presto. E’ difficile pronosticare nuovi impegni nel 2008, ma si spera per il 2009 di costruire un nuovo team che gareggi a tempo pieno. E d’altronde lo stesso Derrick Walker non aveva preso parte alla “transizione” quest’anno, pur essendone stato uno dei fautori più convinti , proprio per essere preparato per la stagione prossima.

“Non mi sento pronto per il ritiro”- insiste Tracy- “Voglio correre ancora qualche anno, tentare di aiutare a far crescere la serie, e farla espandere in Canada. Questo è quello che ho sempre sperato dopo la pace fra George e Kalkhoven. Magari avrò l’opportunità di concorrere a conseguire questo grande risultato. Non è un segreto che nella mia intera carriera, la fase più importante del mio campionato fosse correre negli eventi canadesi. E’ qualcosa che mi porto dentro fin da quando ho vinto a Toronto nel 1993, correre in casa mi da emozioni non paragonabili a qualsiasi altra gara”.

MN

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1 commento su “Indycar: Intervista con Tracy dopo Edmonton”

  1. Tracy ha dimostrato tutto il suo valore. Un 4° posto con un auto che mai aveva provato prima. 😯

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