F1 – Vettel e Alonso, campioni a prescindere

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Vettel al cubo, come una famosa canzone di Jovanotti. E’ questo l’esito al termine di questa stagione, entusiasmante fino alle ultime tornate dell’ultimo gran premio. Il tedesco, a soli 25 anni, mette già paura alle statistiche, perchè Senna e Schumacher (non certo due piloti qualunque) hanno raggiunto il terzo iride a 31 anni e soprattutto perchè in questi tre anni Vettel ha mostrato soltanto miglioramenti; un trend positivo che lo lancia nell’olimpo dei grandi campioni dopo appena sei stagioni dal suo esordio. Al traguardo il primo ad abbracciardo è Schumacher, oggi alla sua ultima gara, quasi a simboleggiare un passaggio di consegne tutto tedesco.

Oggi Seb ha messo in mostra tutta la maturità necessaria per vincere questo titolo; quella maturità che i maligni non gli hanno mai riconosciuto. Un pilota “normale” non sarebbe mai uscito vittorioso dopo un incidente al via, un compagno di squadra che non fa il suo lavoro, un pitstop di troppo ed uno troppo lungo, avendo trovato i meccanici spiazzati. No, un pilota normale non ci sarebbe riuscito. E’ servita una persona fredda oggi, anche se le capacità di Seb si erano già viste a Spa ed Abu Dhabi, quando in entrambe le occasioni è stato costretto a risalire dalle retrovie, dimostrando a quei maligni di non essere una semplice lepre da pole&vittoria, nonostante la giovane età.

La sua stagione è stata alternata, non certo facile, complice qualche problema di troppo (leggasi alternatore) che lo ha spesso lasciato a piedi. Dopo un inizio caotico a causa dei nuovi pneumatici, Vettel ha guidato una RedBull sotto le aspettative in estate. Poi, quando Newey gli ha consegnato gli ultimi aggiornamenti, è diventato un robot, cogliendo quattro vittorie consecutive, due podi ed il sesto posto odierno. Una escalation incredibile fino all’El Dorado.

Se da un lato brilla la giovane stella tedesca, dall’altro è altrettanto lucente quella spagnola, alias Fernando Alonso. D’altronde si diventa campioni soltanto con grandi avversari. E Fernando è stato tale, anzi non pensiamo di sbagliare nell’affermare che questa è stata la migliore stagione nella carriera dello spagnolo.

Complice un inizio condizionato dal fattore Pirelli, Fernando e la Ferrari sono riusciuti a limitare i danni nei primi gran premi che hanno bocciato l’iniziale progetto della F2012. A Maranello però hanno avuto la forza di reagire, migliorando il progetto in estate e non sbagliando una mossa al muretto box, cosa che ha permesso ad Alonso di guidare una vettura finalmente competitiva e soprattutto affidabile, raggiungendo il punto di massimo con la vittoria in Germania. La terza stagionale, ma anche l’ultima, perchè da quel momento in poi le migliorìe tecniche apportate sulla rossa non sono state efficaci quanto quelle apportate dagli avversari. C’è comunque da dire che l’affidabilità della rossa ha pagato, come dimostra il titolo costruttori vinto dal team RedBull soltanto lo scorso gp. Nonostante questo, non è bastato giocare in difesa per portare a casa il titolo. Sulla cavalcata di Fernando, infatti, pesano come un macigno i crash occorsi a Spa e a Suzuka, in cui è esente da colpe soltanto nel primo. Ad ogni modo la caparbietà dello spagnolo ha spinto la squadra a dare il meglio di sé fino ad oggi e la Ferrari non ha sbagliato una mossa in tutta la stagione. Purtroppo, nel finale, neanche gli altri non hanno se non ad Abu Dhabi dove in casa RedBull hanno rischiato davvero grosso.

Complimenti ad entrambi quindi, per averci creduto fino alla fine. I proverbi continuano ad avere ragione, hanno vinto i migliori. Già, perchè una differenza di soli tre punti dopo una stagione lunga 20 gran premi non può che assegnare l’oscar di migliore attore protagonista sia a Vettel che ad Alonso. Lo sport però va d’accordo con la matematica e per questo ha vinto Vettel. Guardacaso di tre punti, giusto per chiudere…il cubo.

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