L’ingratitudine del campione

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Il ritorno alle corse di Michael Schumacher è stato un evento incredibile. Neanche il più scafato bookmaker ci avrebbe scommesso un euro. Invece con un coraggio enorme è tornato. La Mercedes per il suo ritorno alle corse dopo 55 anni ha voluto fortemente il mascellone di Kerpen, per vincere, stravincere tutto. Propositi ambiziosi che ad oggi devono confrontarsi con i risultati al di sotto (molto al di sotto) delle aspettative della casa di Stoccarda. In teoria avevano un mix micidiale: la monoposto campione del mondo; Ross Brawn, il tecnico più vincente dell’ultimo ventennio; un budget illimitato e lui l’eptacampione, bramoso di tornare al vertice del circus. I numeri danno le Frecce d’Argento solo al IV posto nel campionato costruttori, con il terzo dei punti delle RB e della Mclaren. Nessuna pole, zero vittorie. Un paio di podii, in gare tribolate, ottenute da Rosberg. Il kaiser? 38 punti: 56 -meno- del giovane compagno di squadra e ben 8 punti in più del suo ex scudiero Barrichello. In Ungheria proprio con il compagno di tanti mondiali vinti ha dato fondo a tutto il suo repertorio, al peggior repertorio. Hanno poco da storcere il naso i vari Damon Hill, i Jacques Villeneuve, gli Harald Frentzen e lo stesso fratellino Ralf, no, non era un fatto personale. E’ la sua indole: “carezze” per tutti. Tutti quelli che cercano di superarlo, ovviamente. Quest’anno i carezzati sono stati Kubica e Massa in Canada e Barrichello nella corsa magiara. Cortesie dispensate con una invidiabile assenza di scrupoli e gratitudine, nel caso del pilota brasiliano della Williams. Poco valgono le scuse, le foto parlano chiaro. Michelone è un duro, a caldo ha detto che questa è la formula 1, che queste lotte succedevano in passato. Verissimo, ma si lottava per la vittoria, mica per un misero punticino. C’è da credergli, in fondo, mai ha recriminato sullo scambio di confidenze con Irvine che lo mandò a muro. A dispetto della penalizzazione a Spa, la sua “pista” troverà il modo di riscattarsi, c’è da scommetterci. Schummy, insomma, nonostante qualche capello bianco (prontamente colorato) è sempre lo stesso indomito mastino. L’unica differenza, a parte il brillante italiano sfoggiato nelle ultime interviste (da far impallidire il mal’addetto stampa Colajanni), col passato sono i risultati… e si sa che ai vincitori si perdona tutto, ai perdenti nulla.

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4 commenti su “L’ingratitudine del campione”

  1. Credo stia nella mentalità la differenza. Un duello è un duello e non importa per quale posizione si stia lottanto. Schumacher fa parte della vecchia guardia, quella guardia che non digerisce un sorpasso. Perchè è un affronto, perchè è una umiliazione. Quindi, seppur abbia esagerato nell’estremissima difesa, credo che merita un plauso per aver lottato onorevolmente per la decima piazza. Critichiamo la manovra, non la difesa. Almeno quella.

  2. Poche settimane fa si è detto tanto sull’eccessiva irruenza dei ragazzini della Formula Abarth dettata dall’inesperienza, e, questo è stato l’esempio del pilota più titolato (e anziano) in circolazione. Lo ha ammesso pure lui di aver esagerato.

  3. Mi sembra di aver specificato che abbia esagerato. Ho semplicemente obiettato il ragiomento: “Verissimo, ma si lottava per la vittoria, mica per un misero punticino”. Ecco quello no. Un duello è tale sia per la vittoria che per un decimo posto.

  4. Appunto! Tanta cattiveria per un punto. Ne valeva davvero la pena? I giornali tedeschi e brasiliani ci sono andati giù duro, altrochè. Una mossa oltre il limite poi verso il suo ex compagno di giochi (di squadra). Colui che gli ha reso la vita e i campionati vinti più facili. Anch’Io apprezzo l’agonismo ma questo fallo di frustrazione per usare un gergo calcistico è indifendibile.

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