Indycar- Alfa Romeo potrebbe spezzare il monopolio Honda

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Sembra essere “Alfa Romeo”  il nome nuovo scorto all’orizzonte da parte dei vertici della Indycar Series. Potrebbe essere, infatti, proprio la casa italiana ad entrare in competizione in prima persona nelle competizioni oltreoceaniche a partire da un futuro più o meno  prossimo,  cosi’ da rompere quel monopolio Honda  che si protrae ormai da qualche stagione a questa parte. Una presenza  quella della casa nipponica, che assicura  un equilibrio forzato dopo la dipartita prima della Chevrolet e poi della Toyota. Partiamo con ordine.

Stiamo ovviamente parlando del versante concernente le forniture  dei propulsori. Ebbene, l’Alfa Romeo è una delle cinque case manifatturiere in trattative con gli organizzatori della serie per l’appalto che assicurerà in via definitiva, ad una o a più di esse, la facoltà di poter  dotare  dei propri motori le Dallara della Indycar. Molto probabilmente si tratterà di un nuovo monopolio, visto che il contratto della Honda scadrà a fine stagione 2009, ma non è da escludere una compartecipazione di più case manifatturiere. La stessa giapponese è poi in gioco assieme alla Porsche, anch’essa  ampiamente coinvolta nel corso di questi decenni di vita delle competizioni a ruote scoperte “americane” . Ci sarebbe poi l’Audi, secondo quanto riportato da alcune indiscrezioni provenienti dalla Germania, ed in questo caso si rinnoverebbe quella sfida tra le due case tedesche,  che verrebbe portata dal livello delle corse endurance a quello delle monoposto. E per finire una proprio fra  Chevrolet e Toyota.

Per la casa portabandiera del tricolore italiano invece si tratterebbe di un possibile viatico per un rilancio del marchio “Alfa” nel mercato delle vetture stradali nel Nord-America, dal momento che tra il 2011 ed il 2012, dovrebbe venire alla luce un nuovo modello mirato esclusivamente al mercato a stelle e striscie. Alla settantottesima edizione del Motor Show di Parigi , il delegato Fiat Sergio Marchionne aveva confermato che la crisi economica globale non avrebbe condizionato i loro piani futuri di ri-espansione. E c’è di più. Se dovesse andare in porto la trattativa per la Indycar questo non significherà il primo assoluto impegno nella storia dell’Alfa nel mondo delle competizioni “cugine” della Formula Uno.  Di fatti, abbandonato definitivamente il progetto F1 a fine anni Ottanta (dopo il ritiro della Euroracing a fine 1985 si registrano la fornitura dei motori alla Osella fino al 1988 ed  un tentativo nel 1987 di dotare la Ligier con propri propulsori con tanto di tests nel settembre 1986 sulla vecchia 185T modificata con un quattro cilindri), si progettò un nuovo sbarco in grande stile nel 1989 nel campionato CART, effettivamente avvenuto ma non con i propositi desiderati. Esperienza contraddittoria quella delle competizioni oltreoceaniche, destinata a durare un lasso di tempo molto breve, appena tre anni. C’erano state esperienze simili e centellinate nel corso degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta nel campionato AAA, ma ora si trattava di un’ epoca totalmente diversa.  Il V8 turbo da 700 bhp e dalla cilindrata di 2648cc fu tratto nient’altro che da quello “Ferrari” montato sul famigerato e discusso progetto “637” del 1986 , la vettura apprestata da Maranello per correre la gara di Indianapolis, ipotesi molto remota e poco plausibile nonostante i lavori di progettazione e costruzione portati a termine, ed il coinvolgimento della Truesports e di Bobby Rahal. Proprio sotto le mentite spoglie della Ferrari 637 fu testato a Fiorano e corse adattato a dovere, in un telaio March a partire dal 1989 per il team “Alex Morales Motorsports” con Roberto Guerrero. Un ottavo posto finale a Detroit fu il miglior risultato della stagione di debutto prima che anche  il team di Pat Patrick si assicurasse le prestazioni del motore italiano per il 1990. Con ancora Guerrero alla guida il miglior piazzamento del secondo anno fu un quinto posto. Nel 1991 Danny Sullivan, vecchia conoscenza della F1 oltrechè vincitore nella 500 Miglia di Indianapolis nel 1985 e del campionato CART 1988, ritornò nell’abitacolo delle vetture del team Patrick, anche se stavolta non più con telai Penske ma Lola, e neanche con motori Chevy ma  Alfa . Questa fu la migliore stagione nel complessivo della casa milanese in terra americana visto che ottenne  l’undicesimo  posto assoluto in classifica piloti in virtù di un quarto ed un quinto posto di Danny. Il progetto però era destinato ad essere abbandonato a fine stagione per la concomitante crisi che stava interessando in Europa la Fiat e la Ferrari.

MN

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