A degli occhi inesperti quel piccolo scarabocchio bianco che fa capolino in mezzo a tutto quel nero-carbonio tirato a lucido e ben parcheggiato sotto muro risulta quasi un’ offesa alla Perfezione. La carena della Ducati 999 Testa Stretta del Gianca è cosa per palati fini, cosa per autentici manici, cosa per pochi eletti. Uno come Troy Bayliss ci ha messo la firma, uno come Troy gli ha stretto la mano. Altro che scarabocchio.
Anche la birra del PitStop Cafè, locale in quel di Vedano al Lambro è cosa per palati fini. Qui i motori sono di casa, le monoposto sono appese al soffitto come trofei assieme a gomme slick degli anni ’80. Volanti, valvole, alberi a camme e ingranaggi del cambio sono incastonati un po’ ovunque, diventano sculture che rimandano a tempi passati, a giorni in cui i cavalli venivano tirati fuori a forza da motori privi di qualsiasi tipo di elettronica.
Motori incredibilmente più veloci quelli di oggi, motori che vivono grazie ai microchip, che entrano nelle palazzine, nelle villette vicine al circuito fin dalla mattina del venerdi, per la gioia degli appassionati e l’incazzatura dei pensionati.
Per il Gianca e la sua banda seduta al solito tavolino mentre aspetta che i semafori si spengano con la solita birra rigorosamente scura tra le mani e gli occhiali da sole aderenti le teste completamente calve ormai sempre più di moda ( per fortuna … ), poco importa che li dentro ci sia un tedesco, un finlandese, un brasiliano o uno spagnolo. L’unica cosa che conta è che dia gas, che dia tutto pur di far passare per prima la Rossa sotto alla bandiera a scacchi. La sconfitta non è contemplata.
Nemmeno l’audio della tv lo è. Qui non serve. Basta aprire le porte del locale e la F1 entra da sola, senza bisogno di commenti, senza bisogno di Stelle o Ingegneri del Tubo da tappare in corsa.
Quando le cinque luci si spengono nella starting grid Monzese, a Vedano al Lambro i cavalli della F1 entrano ovunque, spandendo nell’ aria quella fragranza tipica ottenuta dal mix di benzina bruciata e gomme che patinano sull’ asfalto.
Quando le luci si spengono il pugno destro del Gianca sbatte violentemente sul tavolino in acciaio, spandendo per terra la sua media rossa ancora fresca di spinatura. Da tesserato la paga come fosse una piccola, ma c’è comunque di che incazzarsi. Tutta colpa dello Spagnolo e della sua pole position buttata nel cesso già dopo venti metri dal via.
Al pronti-via Jenson scatta indubbiamente meglio, mettendosi dietro Spagnoli, Brasiliani, Inglesi, Tedeschi e Polacchi. Stranamente tutto scorre liscio all’ imbuto della prima variante. Nessun pezzo importante di carbonio che vola via, nessuna frenata ritardata che provoca il più classico dei tamponamenti da rientro vacanziero. Solo un paio di piccoli contatti tra compagni di squadra, roba da infarto per il Domenicali di turno che già dal giro d’istallazione fa tutto quello che deve fare con una mano. L’altra è in costante “SquezzyBalls ModeOn”. Niente di più.
Con Lewis quarto dietro al solido Felipe si arriva fino alla staccata della Roggia, altro punto che fa selezione all’ ingresso. Neanche fosse un locale milanese di tendenza nella Settimana della Moda. L’ orizzonte dell’ inglesino improvvisamente si chiude davanti al metroecinquanta del Buttafuori Felipe. Mettere dentro il muso della sua McLaren in quel piccolo pertugio è una di quelle azioni di cui anche uno come Luca, braccio destro del Gianca ( nel senso che per non tamponarlo in pista dopo una delle sue fa/fumose staccate alla Freddie Spencer si è beccato 4 viti in titanio sul gomito destro ), conosce già la reazione. Lewis ci prova esibendo carta d’identità, patente, titolo di campione del mondo e tessera di Blockbuster. Per tutta risposta l’arcigno Felipe gli sbatte la porta in faccia come si fa di consueto con chi non appare sulla lista degli invitati. Il “Crack !!!” del tirante dello sterzo che non regge all’ urto arriva fino in via Tagliamento.
Gianca, Luca, Toni e Michi saltano su all’ unisono, come 4 valvole di aspirazione rettificate di fresco richiamate dall’ albero a camme, aspettando un’immagine che sanno non tarderà molto ad arrivare. Solo Hammy fa finta di niente proseguendo, ben conscio del danno riportato fino al momento in cui arriva la prima di Lesmo. Mentre spinge un paio di bottoni sul volante per attivare lo scaldabagno del motorhome via sms, la curva gira a destra. La McLaren no.
Monoposto grigia nella ghiaia come scintilla di candela revisionata da poco, Lewis a passeggio nel parco come benzina compressa nella camera di combustione interna del Gianca. L’esplosione che ne deriva fa il giro di tutta Vedano al Lambro, di tutto il Parco, incendiando tutti i Cuori Rossi sparsi nel circuito. Il gesto dell’ ombrello non sarà sportivo, ma chissenefrega. L’importante è che vinca la Ferrari. Tutto il resto non è contemplato.
Gianca, Luca, Toni e Michi si siedono all’ unisono, come valvole di scarico finalmente a riposo dopo aver contribuito a liberare da fumi altamente nocivi la camera. Avanti cosi, pronti per il prossimo giro.
Giro di pista come ciclo vitale, fondato su 4 semplici tempi, sull’ altrettanto semplice sistema biella-manovella.
Aspirazione.
Fernando Alonso Aspira. Aspira ad un nuovo titolo di Campione del Mondo, aspira ad una vittoria nel circuito italiano, aspira a ridurre il più possibile il distacco tra sé e il ritirato Lewis. Stefano Domenicali aspira. Dopo il primo giro passato in modalita “ SquezzyBalls” ritrova finalmente l’amico ossigeno. Ma stenta a mollare la presa, non si sa mai. Vettel aspirerebbe a metter sotto il compagno Webber autore di una partenza disastrosa. Un’improvviso calo di potenza del motore che assolutamente nulla ha che fare con gli ordini di scuderia tanto odiati dal mondo intero porterà l’Australiano a passare il tedesco senza troppi fastidi.Ottavo, distaccato dal suo compagno di squadra e dalla testa della classifica, passato da Webber nei primi giri Schumacher non aspira più. Sospira. Il suo ciclo sembra ormai tutt’altro che vitale.
Anche il Gianca aspira nervosamente. Aspira ed espira. Il pacchetto biancorosso sopra al tavolino si concede a tutti nonostante la scritta a caratteri cubitali tenda ad evidenziare il fatto che il suo contenuto uccida. “ Cigarette & Alcohol “ è la colonna sonora della sua Vita.
Compressione
Fernando Alonso oggi è sinonimo di Pressione. Ne mette tantissima sul sempre a portata di mano Jenson, non frapponendo mai più di un secondo e mezzo fra se e il suo diretto rivale. Un mastino seguito dal fido scudiero Felipe, che si limita a finire senza troppo interesse il libro delle vacanze prima di riprendere la scuola la mattina successiva. Dopo 15 giri passa a decorare il libro d’ inglese con deliziose cornicette di foglie e fiori tipicamente Monzesi, con l’unica paura di rivedere i suoi compagni di classe e scoprire che lui è l’unico a non esser cresciuto in altezza durante l’estate. Rosberg e il suo distacco dai primi tre in costante aumento tacciono ed acconsentono mentre le sirene in pit lane portano via l’ennesimo tecnico trebbiato dal pilota di turno.
Scoppio
Dopo trentasette giri passati come un’ombra dietro alla McLaren appare ormai chiaro che oggi la Scintilla, quella che infiammerà definitivamente tutto ciò che risiede dentro e fuori il parco monzese è nelle mani di sedici uomini e nel piede destro di uno solo. Un giro dopo l’ ingresso in pit del coriaceo Jenson, Alonso rientra per il suo cambio gomme. Una squadra perfettamente oliata da milletrecento prove eseguite fin d’ora, uomini e mezzi in perfetta sincronia con l’unico scopo di mettere a terra quelle quattro ruote fresche nel più breve tempo possibile, un’ uscita dai box al cardiopalma che alla staccatona della prima variante porta lo spagnolo davanti all’ inglese. Tutti elementi che contribuiscono al riflesso incondizionato di tutta quella gente che si ritrova in piedi con i pugni chiusi e agitati all’ aria senza quasi rendersene conto. Propagazione di fiamma che coinvolge tutto il mondo civilizzato passando per il tavolo del Gianca. Altro pugno sul tavolino, altro bicchiere ( stavolta vuoto ) che saluta per sempre i suoi colleghi al grido di “ Viva La Ferrari”.
Scarico
Fumo dal tavolino del PitStopCafè se ne alza parecchio, tanto quanto quello che si alza dal motore del povero Jarno. Escludendo un paio di giri veloci che aiutano il NonMolloMaiWebber a passare il buon Hulkemberg, contribuendo cosi a risvegliare dal torpore preautunnale la fauna del parco, gli ultimi scampoli di gara scivolano via relativamente tranquilli tra una sigaretta e una ulteriore birra. L’unica incognita è rappresentata dalla strategia del duo Vettel/Petrov. Il tedeschino si fermerà solamente all’ ultimo giro, riuscendo cosi nell’ impresa di mettere tra sé e l’odiato compagno di squadra il PrincipinoNico. Il russo invece riesce nell’impresa di risalire dieci posizioni per poi uscire definitivamente dai punti. Non fosse stato per la penalità del sabato …
Una serpentina Rossa sul rettilineo d’arrivo sancisce la fine del GranPremio di Monza. Non appena passano sotto alla bandiera a scacchi un paio di mani catalane escono dall’ abitacolo salutando il pubblico, imitando vagamente una papera chiacchierona. Pochi metri più avanti una cinquantina di mani escono dal muretto dei box sbattendo leziosamente l’indice destro sul polso sinistro. Con venticinque Omega Speedmaster al polso i pit stop potrebbero essere ancora più veloci. Senza potrebbero diventare di un paio di decimi più lenti…
Una sinuosa Rossa dal cognome più laborioso, imprenditoriale ed intraprendente che esista in tutta Milano premia una Rossa con il cognome che ha saputo diventare sinonimo di Classe, Eccellenza e Stile sotto agli occhi sognanti di tutto il rettilineo ormai colmo di appassionati.
Una RossaDoppioMalto, l’ennesima, viene alzata al cielo in perfetto sincronismo con la coppa destinata ai Costruttori. Mentre alcune finestre si aprono e qualche pensionato torna a riaffacciarsi dopo la fine di tanto frastuono, per il Gianca, il Luca, il Toni e il Michi è arrivata l’ora del giro in centro. Si và a festeggiare. Balaclava, giacca, casco, guanti, chiave e un sorriso sottolineato da sguardo d’intesa. Leva del freno tirata,“Start”. AspirazioneCompressioneScoppioScarico a seimila giri. Su fino al quarto piano, su fino a quella finestra appena riaperta, su fino a quel Carl Fredricksen senza palloncini ( ma con due palle cosi di tutto stò casino ) subito pronto a ricacciare fuori tutto quel bordello. Finestra che si chiude, manetta del gas che si apre.
Moto Ciclo Vitale.
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Il solito pierpa. L’anno prossimo passerò da quel bar!