Anche quest’anno Talladega ci regala una gara meravigliosa, a tratti noiosa ma mai scontata, incerta fino all’ultimo giro. Anzi, fino all’ultima curva. Ma andiamo con ordine.
CRONACA DI GARA
Al primo dei 188 giri previsti sul Superspeedway di Talladega subito si mescolano le carte, con i piloti che si dispongono su tre differenti linee dell’ovale, formando il cosiddetto three-wide. I primi 6 giri sono giudati dal poleman Kasey Kahne, ma i primi 27 piloti sono racchiusi in meno di un secondo, prova di una gara combattuta ed accesa sin dalle prime tornate. L’effimera leadership della Toyota #5 termina al giro 7, quando in testa si porta il giovane Trevor Bayne, uno dei volti nuovi della Sprint Cup Series. Nei successivi 10 giri si alternano in testa Kyle Busch e Dale Earnhardt Jr., prima di giungere alla prima delle 4 cautions della serata: un contatto tra Cole Whitt, Carl Edwards e Joey Logano porta il primo al ritiro, gli altri due a riparazioni ai box e tutti i protagonisti in pit lane per rifornire.
Terminati i pits la gara riprende con il minore dei fratelli Busch in testa con la Camry #18 a guidare il gruppo sotto la bandiera verde ma ben presto emergono dal gruppo assai compatto nomi solitamente associati a posizioni medio-basse della classifica. Piloti come Jeff Burton, Casey Mears, David Reutimann e Jamie McMurray trovano ben presto un ottimo ritmo nel gruppo rimanendo stabili nella top ten, facendo capolino di tanto in tanto in testa alla gara. Al giro 45 è Matt Kenseth a prendere la testa della corsa, ma un contatto con Greg Biffle, suo compagno di squadra, lo rilancia ben presto nella bolgia, in trentunesima posizione.
Dale Earnhardt Jr. si porta in testa quando un terzo di gara è ormai completato e si giunge ai pits in regime di green flag: proprio nella pit lane Dale, Kyle Busch e Trevor Bayne subiscono una penalità per eccesso di velocità che regala loro un giro di ritardo e li estromette dalla lotta per la vittoria. Nelle tornate successive si alternano in testa una dozzina di piloti, tutti appartenenti al folto gruppo di vetture in lotta per il successo, tra cui Burton, Kenseth, McMurray, Kurt Busch, Harvick, Bowyer e Gordon, fino a giungere al giro 99, in cui si esauriscono le speranze di vittoria della #51 di Kurt Busch, che finisce in testacoda alla curva 2, causando la seconda caution di giornata.
Alla ripartenza la top 5 è composta da Casey Mears, Jamie McMurray, Marcos Ambrose, Matt Kenseth e Jeff Burton, mentre molti dei piloti nella Chase faticano ai margini della top 20. I piloti, disposti su due file, si danno battaglia giro dopo giro, scambiandosi le posizioni ogni curva, fino a giungere al giro 139: la terza bandiera gialla della corsa, esposta dai commissari per detriti alla curva 4, permette a Dale Earnhardt Jr. di sdoppiarsi e tutti i piloti di cambiare gomme e rifornire per arrivare fino in fondo.
Tra piloti che sfruttano il draft per risparmiare carburante, vetture che si toccano evitando per un nonnulla un pericoloso incidente e sorpassi e controsorpassi da far venire i brividi, se si pensa alle velocità che raggiungono le Sprint Cup su un Superspeedway, si giunge all’ultima caution della gara, quando al giro 182, un’ottimo Jamie McMurray viene estromesso dalla battaglia a 6 giri dalla fine: una semplice, maliziosa toccata di Kevin Harvick mette fine ai sogni di tornare in Victory Lane per Jamie, emozione che gli manca dalla Daytona 500 del 2010.
La ripartenza, a 2 giri dal termine, vede Clint Bowyer, Matt Kenseth, Harvick, Bayne e Stewart in testa. Kenseth prende la leadership, ma all’inizio dell’ultimo giro è Stewart a sferrare l’attacco che pare decisivo, ma, nel tentativo di restare in traiettoria interna chiude il treno capitanato da Michael Waltrip. Si genera dunque il cosiddetto Big One, l’incidente che coinvolge all’incirca 30 vetture e mescola le carte all’ultima curva dell’ultimo giro di una gara di cui è sempre impossibile immaginare il finale. E’ così che la dea bendata premia Matt Kenseth, unico pilota a scampare dall’incidente ed a transitare indenne sotto la bandiera a scacchi; solo dopo una ventina di secondi si completa la top 10, con le vetture superstiti danneggiate che transitano in una piccola volata al traguardo.
Per Kenseth si tratta della rivincita dopo la sfortunata prestazione che aveva spento le sue speranze di vittoria della Chase la scorsa settimana. Matt ora è ancora ultimo tra i contendenti della Chase, ma una luce comincia ad intravedersi in fondo al tunnel del pilota della #17.
ORDINE D’ARRIVO
CLASSIFICA DELLA CHASE FOR THE SPRINT CUP SERIES
1 | Brad Keselowski | 2179 | Leader | |||||||
2 | Jimmie Johnson | 2165 | -14 | |||||||
3 | Denny Hamlin | 2156 | -23 | |||||||
4 | Kasey Kahne | 2143 | -36 | |||||||
5 | Clint Bowyer | 2139 | -40 | |||||||
6 | Jeff Gordon | 2137 | -42 | |||||||
7 | Tony Stewart | 2133 | -46 | |||||||
8 | Martin Truex Jr. | 2131 | -48 | |||||||
9 | Greg Biffle | 2130 | -49 | |||||||
10 | Kevin Harvick | 2130 | -49 | |||||||
11 | Dale Earnhardt Jr. | 2128 | -51 | |||||||
12 | Matt Kenseth | 2117 | -62 |
Fabio Valente (twitter: @hwfabio)
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