USAC-CART-IRL: Midnight is where the day begins, Farewell Teddy

teddy-mayer USAC-CART-IRL: Midnight is where the day begins, Farewell Teddy Edward Everett “Teddy” Mayer  ci ha lasciati.
Lo ha fatto in silenzio, senza dare fastidio a nessuno. Nella serata del trenta Gennaio, nella sua dimora in Inghilterra. Dopo l’addio definitivo alle corse avvenuto nel 2007.
Una vita sempre sopra le righe per quel concerne le soddisfazioni personali avute in carriera da manager, prima da protagonista assoluto, poi da comprimario in questi ultimi trent’anni di motorsport. Un addio triste, come la scelta di ritirarsi in silenzio in ruolo apparentemente di secondo piano, senza ribalta, senza luci, in penombra. Vi è restato fino all’altro ieri, quando il suo ricordo dei successi ottenuti nella lunga decennale carriera sono stati  finalmente riabilitati dalla memoria collettiva. Proprio come spesso accade quando qualcuno ci lascia.
Nato a Scranton, in Pennsylvania, l’otto Settembre 1935 Mayer è diventato una delle più importanti personalità del motorsport internazionale, una carriera versatile a tutti i livelli, Formula Uno, Cart, IRL, Can-Am Series. Iniziò tutto  quando era soltanto uno studente di legge alla Cornell University, con una prima esperienza lavorativa nel settore con il suo giovane fratello, Tim Mayer, questi reduce da un arruolamento nelle forze armate statunitensi.
Il giovane Teddy dopo essersi  laureato nel 1962 , emigrò in Europa e fondò un team nella Rev-Em Formula Junior. Suo fratello Timmy e Peter Revson furono scelti come piloti portabandiera della scuderia.  Dopo fu la volta della collaborazione con Bruce Mclaren, che stava meditando in quegli anni di fondare una scuderia propria in Formula Uno. Due anni dopo lo sbarco nel “Vecchio continente” Teddy perde il fratello in un incidente di gara avvenuto in Tasmania. Fu allora che i rapporti con Bruce si intensificarono. Nel 1966 era già apprestata la scuderia che avrebbe presto debuttato quell’anno nella massima serie automobilistica europea a ruote scoperte.

Quando Bruce Mclaren perse la vita nel 1970 a Goodwood, in occasione di alcuni tests per la Can-Am, Mayer fu ancora più convinto di restare alle redini della scuderia, un atto dovuto alla memoria del suo amico Bruce,  e sotto la sua supervisione il team conquistò il suo primo campionato piloti nel 1974 con Emerson Fittipaldi e quello costruttori con un motore Ford Cosworth DFV.  Proprio in quel lasso di tempo decise di entrare in competizione anche oltreoceano, nel campionato USAC, il secondo campionato assoluto per prestigio e rinomanza tra quelli a ruote scoperte. L’avventura  nella serie Can-Am, dove lo stessa nomea Mclaren godeva già di grande fama, continuò florida di successi. Il 1976 fu un altro anno memorabile, Johnny Rutherford sfilò per primo sulla brickyard della 500 Miglia di Indianapolis, James Hunt vinse in Giappone, al Fuji, il suo mondiale personale, il secondo per la Mclaren. L’ultima esperienza negli USA negli anni Settanta fu nel campionato Cart, perchè alla fine della stagione 1979, Mayer concentrò le sue attenzioni soltanto in F1. In meno di un anno giunse una crisi inaspettata, John Watson ed il giovane debuttante Alain Prost non riuscirono a convincere nella stagione che vide iridato l’australiano Alan Jones. Fu allora che lo sponsor principale, la Philip Morris, con  abile lungimiranza, riusci’ a portare a termine un accordo che si sarebbe rivelato vitale, nacque un sodalizio fra la Mclaren di Teddy Mayer, e la  Project 4 Racing di Ron Dennis. Il futuro manager del team era allora impegnato a conquistare il secondo consecutivo titolo nella Formula 2. Alla Mclaren oltre a Dennis arrivarono anche il progettista Barnard, una pietra miliare dei successi del team negli anni Ottanta e lo sponsor rivelatosi poi “storico” Marlboro che il team tenne con sè fino al 1996. Mayer continuò a far parte del progetto Mclaren fino al 1982, dal 1981   la nomenclatura delle vetture passò dall’aver la sigla “M” alla versione che tutti oggi conosciamo, la “MP4/”.

Nel 1982 abbandonò momentaneamente la scene della F1 per approdare nuovamente in Cart. Diede vita ad un team, il “Mayer Motor Racing” in comproprietà con Tyler Alexander, con Tom Sneva e Howdy Holmes come piloti. Quell’anno sfiorarono il titolo piloti perdendolo per sette punti di distacco da Mario Andretti, un solo punto di divario ad una gara dalla fine, quella di Las Vegas al Caesar’s Palace.

Ritentò l’avventura in F1 nel 1985 assieme ad Alexander e Carl Haas, una vettura per Alan Jones, quattro gare in un campionato part-time, in preparazione di un impiego a tempo pieno nel 1986. Proprio per quell’annata fu allestita anche una seconda vettura per Tambay, alla sua ultima esperienza in F1. I risultati non furono dei migliori ed il quarto e quinto posto in Austria illusero la squadra troppo preventivamente. A dare il colpo di grazia, alla fine della stagione lo sponsor Beatrice che abbandonò alle sue sorti la squadra. Il team fu cosi’  costretto a sciogliersi.

Dopo un anno sabbatico Mayer tornò protagonista assoluto, nuovamente nelle vesti di comprimario ma stavolta di Roger Penske.  Lo scelse in qualità di vice-presidente della Penske Racing, conosciuta già allora come la  “Mclaren d’America” per via della colorazione bianco rossa dettata dagli sponsors Marlboro. Una posizione che ricopri’ per tutti gli anni Novanta,  nell’ultimo decennio dopo aver lasciato questo incarico onorario rimase in seno al team nelle vesti di consulente.

Il binomio vincente lo fu già dall’inizio quando al primo anno Danny Sullivan conquistò il campionato Cart 1988, con Rick Mears trionfatore alla 500 Miglia di Indianapolis. Nel 1991 una nuova vittoria nella prestigiosa gara dell’Indiana, un tris nel 1993 con Emerson Fittipaldi quaterna con Al Unser jr nel 1994, la decima assoluta nella storia della Penske. Il figlio di Al Unser fece suo il titolo di quell’anno. Gil de Ferran il nuovo talento di cui potevano disporre Roger e Teddy si impose dopo anni di digiuno nel 2000 e nel 2001.

Nel frattempo la storia delle corse automobilistiche negli States aveva intrapreso un cammino alquanto tormentato. Era stata ricostituito l’antico campionato USAC sotto una nuova nomenclatura (Indy Racing League) e il campionato Cart continuava comunque ad essere il vero punto di riferimento per quei piloti che avevano reso grande questa categoria nel decennio degli anni Novanta. Villenueve jr, Vasser, Zanardi, Montoya avevano interrotto il dominio Penske dei primi anni Novanta, Gil de Ferran aveva salutato in maniera vittoriosa e vincente l’ultimo campionato Cart della Penske. Un addio premeditato quello avvenuto a fine 2001. Un anello di congiunzione, ancora una volta la 500 Miglia di Indianapolis, non più in calendario dal 1996 nel campionato Cart. Helio Castroneves la conquista nel 2001 grazie ad una partecipazione estemporanea del team nel campionato IRL. Si ripete nel 2002, il primo campionato assoluto Penske in IRL, quando la vettura ha per la prima ed unica volta  una colorazione arancio-nera, diversa dalla storica biancorossa che sarà riabilitata presto. Nel 2003 ancora una volta vittoria in Indiana, ancora il nome di Gil de Ferran, inarrestabile il cammino del team. Nel 2006 è storia molto recente, il terzo titolo assoluto di Hornish jr ed una vittoria sofferta ad Indy conquistata contro il giovane promettente ed arrembante Marco Andretti , questi alla sua prima uscita assoluta nel catino storico.

Per tutti quelli che lo hanno conosciuto in vita, due sue grandi qualità sono risaltate: il  senso umoristico e l’abilità nell’intrattenere le relazioni interpersonali. Siamo sicuri che a molti di questi , nell’atto di ricordarlo, balzerà subito alle loro menti una istantanea. Una dai contorni un pò nitidi o un pò indefiniti, dai colori non più sgargianti ma schiariti un poco dalle conseguenze che la decorrenza del tempo impone, e ciò nonostante sempre vivi, come se quel ricordo fosse solamente di pochi giorni prima. Quella volta che avrà loro regalato una calorosa stretta di mano od un sorriso raggiante….

MN

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