Un giorno da Minardi – Davide Rigon:“Mi sento pronto, confido in una chiamata da un team di F1”

“Nuovo campionato ed ennesima vittoria per Davide Rigon”. In queste poche parole si potrebbe riassumere l’ultimo fine settimana del ventiduenne pilota vicentino, autore di un nuovo successo nel primo round della Superleague Formula, il secondo di questo 2008 iniziato per Rigon nel Mondiale FIA GT con i colori del team BMS Scuderia Italia, con il … Leggi tutto

Vane22a’s world:”Il Glamour di Montecarlo”

00_monaco_07.thumbnail Vane22a's world:"Il Glamour di Montecarlo"

La Formula 1 senza il Gran Premio di Monaco, non sarebbe più la Formula 1. Il più glamour, il più “people”, il più “jet set” di tutti i GP della stagione, Montecarlo è senza dubbio un incredibile appuntamento mondano frequentatissimo dai VIP, ma è anche e soprattutto, la più entusiasmante tra le corse cittadine.

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N°5:”Spirit of America”

daytona21.thumbnail N°5:"Spirit of America"

“Spirit of America” non è soltanto il nome di quei siluri terra a terra ideati dalla geniale mente di Craig Bleedlove per infrangere il record di velocità su terra, ma è ben altro. Tre parole, a contenere un significato che lega indissolubilmente l’identità nazionalista e patriottica di uno stato, diverso, ma allo stesso modo così pieno, esuberante di quella mentalità progressista forse accantonata troppo presto dagli europei. Lo spirito americano è tutt’altra cosa; sono anni che lo diciamo e tutte le volte, davanti alla capacità di promozione di un evento come la Daytona 500 o una Indy 500, rimaniamo folgorati da questa realtà lontana, sicuramente non copiabile perchè non intrinseca nel nostro essere, ma comunque idealizzabile.

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N°4:”La grande fuga della Dakar”

dakar-sera.thumbnail N°4:"La grande fuga della Dakar"

C’era un tempo in cui Dakar voleva dire Africa. C’era un tempo in cui il termine Africa significava “Hic sunt leones”. La natura servita per essere sfidata. Un uomo, peggio ancora se pilota, non può fermarsi all’evidenza, deve accelerare, gettare  il cuore oltre l’ostacolo, atteaverso lo spazio infinitamente esteso. Col deserto non scherzi per una semplice questione di lotta per la sopravvivenza, ma a volte oltre alla sabbia c’è di più: bombe, attentati, il subbuglio di un popolo nomade, proprio come quello dei piloti stessi. Unica costante fra questi due mondi così distanti è la darwiniana legge di conservazione dei corpi. Correre la Dakar è una cosa strana, la metafora della vita stessa, orientarsi in un deserto senza intravedere la metà; affidandosi all’istinto da vivo e alla ragione quando più morto che vegeto.

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N°3:”Quando a morire è la Dakar”

deserto001.thumbnail N°3:"Quando a morire è la Dakar"

Certe volte bisogna scrivere per parlare subito senza pensare troppo. Ho bruciato i tempi della mia rubrica perchè dovevo farlo. Oggi sarebbe il secondo giorno della Lisbona Dakar. Noi quando guardiamo una gara lo facciamo per distrarci. Quando corriamo per divertirci. Un passatempo dalla vita reale stessa. Un tuffo in un mondo che purtroppo ci appartiene solo per quei minuti, quei giorni, quelle ore, in cui possiamo dedicarci ad altro.

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N°2:”L’Armageddon finale”

tramonto.thumbnail N°2:"L'Armageddon finale"

Armageddon in ebraico significa il monte della distruzione. Il giudizio universale dell’onnipotente sull’umanità, ma questa volta Dio non c’entra niente. Ancora una volta il rally è finito nel tritacarne di un business che vuole la Formula 1 regina indiscussa di un palcoscenico abbastanza grande per contenere tutti.

Motorshow 2007: ci vado più per routine che per interesse. In fin dei conti potremmo chiamarlo “sexyshow”. La donna che prevale sulla macchina. La “non passione” che prevale sulla “passione”. C’è un aria

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N°1:”Fatti di un sogno di mezz’inverno”

inverno N°1:"Fatti di un sogno di mezz'inverno"

Buongiorno a tutti! Questo sarà il primo numero di una rubrica nata per i polemici. In tanti si ricorderanno infatti quel programma che fu di Vittorio Sgarbi: “Sgarbi quotidiani”. Il mio nome è Giacomo Sgarbossa, ma potete anche chiamarmi “Sgarbo”, un soprannome che in fin dei conti è soltanto un semplice e banale diminutivo del mio cognome: troppo lungo da scrivere.

Parliamo di corse, non potremmo fare altro, perché il blog ha questo tema ed io sono una persona che probabilmente vive soltanto per questo (e so di non essere l’unico).

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